Trieste, si apre la grande caccia a grillini e astensionisti
TRIESTE. A contarli tutti, ma proprio tutti, sono 117.540, tra chi ha marcato visita (86.254), chi ci è andato inutilmente (2.272 fra schede bianche, nulle o contestate) e chi ha votato per gli altri nove candidati (29.014). Basta togliere i 67.772 che al primo turno hanno già scelto Roberto Dipiazza (39.495) o Roberto Cosolini (28.277) dal monte dei 185.312 aventi diritto. Bando ai freddi numeri, saranno molti di meno, alla fine: una varia umanità che, per letteratura suggerita dalle precedenti chiamate alle urne, se la sfida a due del 19 giugno avrà saputo scaldare, potrebbe oscillare tra le 20mila e le 30mila unità, riportando così ai seggi un totale comunque inferiore, non troppo però, alle 99.058 persone di domenica scorsa. Su quelle manciate - tutte ipotetiche - di migliaia di triestini motivati a votare per uno dei due sfidanti al ballottaggio per Trieste sta cominciando la grande caccia agli indecisi. Ed è una caccia, in fondo, che si limita a due categorie d’elettori, le più dimensionate e distinguibili, e per questo forse decisive: i grillini e gli astenuti del primo turno.
Dato per assodato che qui non ci sarà l’ombra di un apparentamento per inconsistenza percentuale degli outsider (il Comune informa, lo deve fare per legge, che la presentazione degli eventuali collegamenti di lista va fatta nella stanza 221 del Municipio, al primo piano di largo Granatieri, giovedì 9 dalle 10 alle 13.30 e dalle 15 alle 17.30, venerdì 10 dalle 10 alle 12.30 e dalle 14 alle 18, e sabato 11 dalle 8 alle 12, alla vigilia del ballottaggio) e risultando poi improbabili dichiarazioni di voto esplicite dei perdenti (solo Sinistra unita dovrebbe decidere per il momento se sbilanciarsi ufficialmente a favore di Cosolini per un teorico uno e mezzo per cento) a Dipiazza e Cosolini non resta che concentrare la caccia al voto su due sentieri. Uno: la marea del non voto, che vale il 46 e mezzo per cento degli aventi diritto per un bacino teorico sconfinato di 86mila persone. Riuscirne a convincere una decina di migliaia potrebbe già spostare gli equilibri, basti pensare che il ritardo di Cosolini è di 11.218 voti e che rispetto al primo turno del 2011 lui ne ha smarriti 12.943. Due: il gradimento dell’elettorato, libero per definizione, del M5S, che non farà apparentamenti né darà indicazioni di voto. Una dote, l’unica vera dote tra gli sconfitti del primo turno, che vale 18.540 preferenze, poco meno del 20%, e che Dipiazza e Cosolini oltre a contendersi tra loro dovranno strappare anche alla voglia di astensione.
Chi lo dice che il grillino demotivato, non disposto a rivotare per gli schieramenti tradizionali, debba tornare ai seggi il 19. Lunedì Dipiazza ha già strizzato l’occhio al M5S «fermo restando che apparentamenti non ne faccio, è una mancanza di rispetto per gli elettori». Ieri, prima del primo confronto con il rivale sul porto ospite del Propeller (oggi alle 17.30 al Savoia il secondo promosso dall’Ande, l’Associazione nazionale donne elettrici) Cosolini non ha avuto esitazioni: «Il giudizio di un eventuale elettore grillino sul mio governo cittadino non può essere ridotto alla differenza di posizioni sulla Ferriera. Di certo ci si può ritrovare su temi come etica e trasparenza della pubblica amministrazione, perché non è vero che per i giardini si è mossa l’Arpa, è stata una mia lettera a chiedere agli enti preposti di affrontare il problema».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo