Trieste, sfregio alla foiba di Basovizza
Vandali a 48 ore dal Giorno del Ricordo. Meloni: «Memoria calpestata»
![Si cancellano le scritte a Basovizza Foto Silvano](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/1h4cw7gxl7cnn642unv/0/copia-di-copy-of-massimo-silvano-97-foiba-di-basovizza-le-scritte-oltraggiose-poi-cancellate-e-il-ministro-giuli-ph-massimo-silvano.webp?f=16%3A9&w=840)
A 48 ore dal Giorno del Ricordo, l’ingresso della Foiba di Basovizza è stato lordato con tre scritte in sloveno. Munito di bombolette spray di vernice rossa, durante la notte qualcuno ha scritto a terra, sulla pietra: “Trst je naš”, ovvero “Trieste è nostra”, il motto usato dai partigiani jugoslavi durante l’occupazione di Trieste nel maggio del 1945. Sotto a quella scritta, sempre con la vernice rossa, era riportato un numero: 161. Una delle ipotesi prese in considerazione anche dalla Digos è che si tratti di un codice alfanumerico che corrisponda alla sigla Afa, acronimo del gruppo Azione antifascista. Una seconda scritta recitava “smrt fašizmu svoboda narodom”, in italiano “morte al fascismo, libertà ai popoli”. Inoltre, verso la pietra che segna l’ingresso al monumento era ben leggibile a terra la parola “pozzo”. Un termine che punta a sminuire evidentemente l’orrore delle foibe.
La scoperta
Ad accorgersi per primo di quelle scritte e ad avvisare la Questura è stato Vincenzo Rovinelli, che sabato mattina, intorno alle 7.40 era arrivato a Basovizza per montare con gli operai della sua azienda il palco per la cerimonia del 10 febbraio, Giorno del Ricordo, alla quale parteciperà anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Il personale della Digos – che indaga sull’accaduto – arrivato a Basovizza ha fotografato gli imbrattamenti e avviato una ricognizione delle telecamere presenti direttamente sul monumento – sembra ce ne sia solo una – ma anche di quelle installate sulle vie che portano alla Foiba. Il Comune ha sollecitato subito AcegasApsAmga così da far ripulire le lastre in pietra dalle scritte. Ma l’intervento di Its Ecologia con le idropulitrici non ha dato gli effetti desiderati. Le scritte restavano ben leggibili. Così si è deciso di coprirle con della vernice bianca.
Il sindaco all’opera
Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, in prima persona, ha preso il rullo e intingendolo nel colore ha dato una mano agli operatori per «cancellare l’idiozia di qualcuno», così il primo cittadino. Chi ha agito, lo ha fatto a poche ore dall’annunciato arrivo alla Foiba della sottosegretaria alla Pubblica istruzione Paola Frassinetti, per una visita guidata con alcune scolaresche. A quegli studenti, Frassinetti – accompagnata al monumento dall’assessore regionale Fabio Scoccimarro – ha spiegato «il significato della tragedia delle foibe e quanto sia grave un gesto come questo, che uccide ancora una volta le tante vittime di una pagina così dolorosa della nostra storia».
L’eco nazionale
L’accaduto ha rapidamente avuto un’eco nazionale. Severo il commento della premier Giorgia Meloni: «La foiba di Basovizza è un luogo sacro, un monumento nazionale, da onorare con il silenzio e con la preghiera. Oltraggiare Basovizza, per di più con scritte ripugnanti che richiamano a pagine drammatiche della nostra storia, non vuol dire solo calpestare la memoria dei martiri delle foibe ma significa oltraggiare la nazione intera».
La visita del ministro Giuli
![Il ministro Giuli alla Foiba di Basovizza con il sindaco Dipiazza Foto Silvano](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/1h4cx150fgeonw6gyl9/0/copia-di-copy-of-massimo-silvano-97-foiba-di-basovizza-le-scritte-oltraggiose-poi-cancellate-e-il-ministro-giuli-ph-massimo-silvano.webp)
Sabato intorno a mezzogiorno, anche il ministro alla Cultura Alessandro Giuli, dopo l’appuntamento avuto in Porto vecchio, ha raggiunto il monumento. Commentando quelle scritte ha sottolineato come «non sono passi indietro, sono passi verso il basso, verso l’abisso. Però chi fa questi passi precipita in un abisso di abiezione e deve scomparire dal discorso pubblico. Il discorso pubblico deve parlare la lingua del ricordo, della pace, della memoria, dell’armonia e della verità». E ancora: «Delle cicatrici si va orgogliosi ma le ferite non si possono riaprire».
L’ira di Salvini
Dure sono state anche le parole del vicepremier Matteo Salvini, che di fronte a quello che definisce «uno schiaffo alla nostra memoria», ha espresso «affettuosa solidarietà a coloro che portano ancora il peso di questa tragedia».
Il ministro Tajani
«Condanna per questo gesto così vile che punta solo a minare il dialogo fra popoli che vogliono guardare verso un futuro di pace», ha scritto su X il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani.
«I responsabili di questo atto vergognoso saranno individuati e perseguiti con la massima severità», promette il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Mentre il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani fa riferimento «a qualche nostalgico di Tito, e di quelle esperienze, che ancora sopravvive». Colpire con un atto vandalico quel luogo simbolo della tragedia delle Foibe e farlo a ridosso del Giorno del Ricordo «non è solo una vergognosa provocazione – così il presidente del Senato Ignazio La Russa – ma un gesto di inaudita gravità che non può e non deve restare impunito». La Russa ha espresso solidarietà «alle famiglie delle vittime e a coloro che continuano a difendere la verità storica di questa tragedia dall’odio, l’ignoranza e il negazionismo». È intervenuto anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana, che ha parlato di «sfregio intollerabile che offende profondamente la memoria storica del nostro Paese e le vittime delle foibe».
La Lega nazionale
Paolo Sardos Albertini, il presidente della Lega Nazionale che gestisce il Centro di documentazione della Foiba di Basovizza, è stato tra i primi ad essere avvertiti della comparsa di quelle scritte. «La scemenza non ha limiti storici», ha commentato. Pur considerando quanto successo «manifestazioni di patologia», Sardos ritiene di non poter «non ricordare che ci sono molte persone che soffrono di fronte a questi episodi. Una sofferenza che va rispettata, e in questi termini una maggior sorveglianza sul posto sarebbe opportuna, anche rafforzando i sistemi di videosorveglianza e di illuminazione».
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