Trieste, “sfila” all’amico credulone 90mila euro
TRIESTE Tutto era iniziato con un incontro casuale. Protagonisti due ex compagni di scuola. Uno a quanto pare piuttosto ricco, ma in condizioni psicologiche assolutamente fragili. L’altro economicamente non così fortunato, ma molto intraprendente.
Tanto intraprendente - secondo le indagini a suo carico - da riuscire, nel giro di due anni, a saccheggiare il conto corrente dell’amico. In totale oltre 90mila euro. Spesi in fantomatici “affaroni”, che in realtà erano solo dei bidoni. Sistemi per prendergli i soldi. Il nome sotto inchiesta è quello di Massimiliano Zanardo, 47 anni. È accusato di circonvenzione di incapace.
Titolare del fascicolo è il pm Antonio Miggiani, che ha inviato all’indagato l’avviso della conclusione delle indagini preliminari e che si accinge ora a chiedere al gip il rinvio a giudizio. Zanardo è difeso dall’avvocato Federico Stricca. L’amico, o meglio la vittima di questa vicenda, è assistita dall’avvocato Guido Fabbretti.
«I soldi sono stati consegnati volontariamente. Chiariremo la posizione. Le contestazioni sono infondate», dichiara l’avvocato Stricca. La storia è iniziato nel 2015 con una proposta «di quelle che non si possono rifiutare», così aveva riferito la vittima nella denuncia presentata. La proposta era quella di far restaurare al prezzo di 14mila euro un violino il cui valore effettivo era appena di mille euro.
A questa era seguite altre iniziative simili. Come quella- nel marzo di quell’anno - di restaurare alcuni dipinti non certo di grande valore: 3.600 euro. Ma il prezzo pagato per l’operazione era stato di 24mila euro. Va aggiunto che quei beni erano stati acquistati in società tra i due. Ma l’unico che aveva messo i soldi - così risulta dalle indagini - era stato l’amico. Mentre Zanardo, come previsto, non aveva mai più restituito tali, rilevanti, importi.
Ma i prelievi allegri e disinvolti alle spalle dell’ex compagno di scuola «benefattore» erano continuati con sempre maggior frequenza. Zanardo, così risulta dal capo d’imputazione, aveva infatti chiesto all’ex compagno di scuola - «affetto da un disturbo ossessivo e compulsivo della personalità e ammalato di depressione cronica», che stava vivendo un difficile periodo in assoluta solitudine ed emarginazione sociale - una serie di prestiti. Che non sono mai stati restituiti. In tutto oltre 36mila euro che l’amico per suo conto aveva prelevato sistematicamente al bancomat.
C’è di più. Perché in questa vicenda di soldi e di avidità non potrevano mancare né le feste, né le cene. Infatti a Zanardo il pm Miggiani contestata anche di essersi fatto pagare dall’altro feste e soggiorni a Cortina, per sé e la famiglia.
La lista delle uscite dal conto corrente è interminabile. Secondo l’accusa l’indagato si era addirittura fatto consegnare dall’altro una tessera Postepay con la quale era riuscito a succhiare altri 15mila euro. E aveva utilizzato inoltre un bancomat di Banca Generali che gli era è servito per prelevare ulteriori 6800 euro. In tutto, come accennato, secondo il pm Miggiani, l’indagato avrebbe “acquisito” non meno di 90mila euro approfittando per l’appunto delle condizioni psicologiche dell’altro.
Il nome di Zanardo compare anche in un’altra vicenda giudiziaria relativa ad alcuni orologi di lusso. Qualche tempo fa è finito nei guai - il pm in questo caso è Massimo De Bortoli - per essersi tenuto un prezioso Oyster Perpetual, del valore di ottomila euro, che gli era stato consegnato dal proprietario per la vendita. Questa vicenda porta la data del gennaio 2013.
In quel periodo si era rivolto a Zanardo, conosciuto in città proprio come esperto di Rolex, un collezionista che aveva manifestato l’intenzione di cedere appunto il proprio prezioso orologio. Zanardo si era, secondo l’accusa, offerto di venderlo e per questo aveva chiesto al collezionista di poterlo trattenere per poterlo fare vedere a eventuali compratori. Ma il prezioso orologio, poi, era misteriosamente sparito. A nulla infatti erano servite le richieste di restituzione da parte del proprietario.
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