Trieste, sesso spiegato a scuola Ecco il libretto della discordia
Un pieghevole di educazione sessuale, attivato nei quattro consultori familiari dell’Azienda sanitaria presenti sul territorio triestino, ha scatenato una serie di polemiche da parte delle famiglie degli studenti: "Quel libretto è diseducativo"

TRIESTE.
Una brochure che fornisce delle informazioni e che, al tempo stesso, divide. Non tanto i destinatari cui si rivolge, cioè gli studenti delle scuole superiori e più in generale i ragazzi fra i 14 e i 23 anni, quanto invece i loro genitori. Quel pieghevole informativo che spiega cosa sia e dove si trovi il servizio denominato Spazio giovani, attivato nei quattro consultori familiari dell’Azienda sanitaria presenti sul territorio triestino, e dà un quadro sui metodi contraccettivi, a qualcuno non è piaciuto (come si riferisce nell’articolo a centro pagina). C’è da dire che, da altre famiglie, è invece stato apprezzato. L’Ass ha avviato da tempo un’azione mirata a colmare un vuoto che spesso è stato registrato dagli addetti ai lavori in tema di educazione sessuale, argomento su cui evidentemente non è sempre facile discutere in famiglia.
LE SCUOLE.
Le formule nelle quali si articola questa attività dell’Azienda sanitaria sono diverse. «Sono le scuole che accompagnano le classi, cioè le seconde degli istituti superiori, al consultorio familiare per discutere del servizio. Il tutto con il consenso dei genitori dei ragazzi», fa il punto Vittoria Sola, responsabile della Struttura complessa di tutela della salute di bambini, adolescenti, donne e famiglie del Distretto 3, nonché referente per l’Area materna infantile dell’Azienda sanitaria. «In altre sedi - continua Sola - sono stati organizzati interventi diretti nelle classi, previo accordo con il dirigente scolastico di riferimento». Così, in una maniera o nell’altra, la brochure è arrivata ai giovani, qualcuno l’avrà portata a casa e, di conseguenza, i genitori avranno dato un’occhiata. E, da quanto emerge, non da tutti è stata gradita.
I DATI.
In quei pieghevoli, si illustrano «i servizi e i metodi contraccettivi - riassume Sola -, inerenti le relazioni umane e l’educazione sessuale, secondo le leggi legate alla promozione della salute e all’apertura degli spazi per i giovani, un servizio per la popolazione anche minorenne (che tutela la privacy di tutti, quindi pure degli under 18, ndr). Non direi che si parla di sesso, ma precisamente di procreazione responsabile». I dati testimoniano come le sedi dello Spazio giovani siano diventate a Trieste un importante punto di riferimento: «Nello scorso anno scolastico sono stati oltre 50 i nostri interventi nelle scuole superiori - traccia il quadro la responsabile sanitaria -. Mentre in tutto il 2009, lo Spazio giovani dell’azienda ha accolto oltre 1700 giovani fra i 14 e i 23 anni. Un quarto di questi erano minorenni. Ragazzi e ragazze presentatisi nelle strutture per parlare di problemi e avere informazioni legate all’area della sessualità, ai contraccettivi, alla procreazione responsabile».
NEGLI ISTITUTI.
«Un percorso di collaborazione è iniziato, ma sarebbe meglio approfondire l’accordo fra il mondo della scuola e l’Azienda sanitaria», è il pensiero del dirigente scolastico dell’Istituto Carducci, Franco De Marchi. «L’istituzione scolastica e l’Ass - riflette il preside - hanno finalità diverse e ogni tanto c’è qualche difficoltà a capirsi. Le attività vanno bene se sono concordate con la scuola, a cui i genitori affidano i loro figli. Bisogna evitare infatti che gli studenti, specie quelli più giovani, abbiano un tipo di formazione non condivisa dalle famiglie. D’altro canto - conclude De Marchi - anche la non informazione non va bene». Patrizia Saina, dirigente scolastico del liceo Dante Alighieri, spiega come «quest’anno la nostra scuola non abbia previsto, nell’ambito della sua offerta formativa, un’attività di questo genere. Quanto alle annate passate, tuttavia, mi ricordo che qualche genitore non aveva consentito al proprio figlio di partecipare alla visita al consultorio. Si era trattato però di un numero limitato di casi, due o tre, non di più. E la volontà dei genitori va rispettata».
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