Trieste, sessanta in “cassa” a Insiel Mercato

Accordo raggiunto al ministero del Lavoro e ratificato in assemblee a cui ha partecipato solo il 50% dei dipendenti
Una foto d'archivio di Insiel
Una foto d'archivio di Insiel

TRIESTE «Accordo decente», commenta Alexander Vecchiet, che per la segreteria Fiom triestina ha seguito la spinosa vertenza relativa a Insiel Mercato, la società che opera nell’informatica sanitaria e che ha il quartier generale nell’Area di ricerca a Padriciano.

Insiel Mercato chiede settanta Cigs
Tra le attività di Insiel Mercato c'è anche il 118

Alcuni giorni fa, al ministero del Lavoro, il management dell’azienda, che fa parte di Tbs Group, e le rappresentanze sindacali hanno chiuso ufficialmente un’intesa che nelle linee portanti era già stata preparata a Trieste. Alla riunione romana ha partecipato anche la Regione Friuli Venezia Giulia con l’assessore competente Loredana Panariti.

Le assemblee, svoltesi nelle numerose sedi in cui si articola la presenza di Insiel Mercato (Trieste, Udine, Cernusco sul Naviglio, Bologna, Bolzano, Firenze, Pisa, Roma, Napoli), hanno “sigillato” il verdetto scaturito dalle urne ministeriali: su 254 dipendenti hanno votato in 122, favorevoli 100, contrari 5, astenuti 17. Bassa quindi l’affluenza, inferiore al 50%. Ricordiamo che due terzi degli addetti operano in regione, un’ottantina a Trieste e un’ottantina a Udine.

I contenuti principali dell’accordo sono questi: non ci sono più esuberi strutturali, la Cassa integrazione straordinaria coprirà 12 mesi e coinvolgerà complessivamente 60 lavoratori. Per 18 di questi si tratterà di Cigs a “zero ore”, mentre per 42 unità verrà applicata a rotazione. L’ammortizzatore interviene soprattutto a sostegno del “custom support”, l’area maggiormente colpita dalla crisi.

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Alle organizzazioni sindacali preme sottolineare il ritiro degli esuberi strutturali, cioè al termine dell’anno di Cigs non si procederà con licenziamenti, mentre l’azienda aveva inizialmente prospettato una quindicina di possibili tagli. Invece l’approccio più morbido in termini occupazionali sarà incardinato su tre direttrici: la formazione, il reimpiego delle eccedenze in altre aziende di Tbs, la mobilità volontaria incentivata. Riguardo gli interventi sul versante formativo, l’assessore Panariti ha garantito l’interessamento della Regione.

Non è stata presa in considerazione l’ipotesi di protrarre il contratto di solidarietà, funzionante da un paio di anni, causa - si rileva nel testo dell’accordo - «la non funzionalità ed insufficienza dello stesso rispetto alle effettive esigenze aziendali connesse al piano di risanamento illustrato dalla società».

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Insiel Mercato ha alle spalle una storia particolare: era nata nel 2009 da uno spin-off dalla casamadre Insiel per ottemperare agli obblighi della legge Bersani ed era stata poi acquistata da Tbs. Dal punto di vista gestionale non ha mai goduto di grande salute e ha potuto limitare le perdite solo con il supporto della controllata austriaca Pcs: anche il bilancio 2015, dove sono contabilizzati ricavi per 23 milioni, chiude in rosso.

La situazione nell’ultimo anno non è migliorata, anzi: meno margini, contratti con la pubblica amministrazione rinnovati a condizioni peggiori, «mancata concretizzazione del business atteso». Insomma, la Tbs fondata da Diego Bravar si aspettava di meglio dalla sua controllata ex regionale.
 

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