Trieste, «Serve altra terra» I viticoltori locali alzano la posta
Cronica carenza di vitigni. «Protestiamo ancora perché, una sessantina di anni fa, nel territorio della provincia di Trieste, c’erano circa 1.600 ettari di vitigni, oggi ce ne sono solo 400. Non bastano per ridare al settore l’impulso che merita». Edi Bukavec, dell’Associazione degli agricoltori di Trieste, si esprime così all’indomani della dichiarazione fatta, nell’ambito di “Mare e Vitovska”, la manifestazione organizzata dai viticoltori del Carso e svoltasi al castello di Duino, dall’assessore regionale Gianni Torrenti.
Le recenti dichiarazione della Regione. «In relazione alla richiesta di ampliamento delle zone di coltivazione - aveva detto Torrenti - il prossimo anno ci sarà la possibilità, per il Carso, di avere l’autorizzazione per nuovi impianti di vigneti. La giunta regionale del Friuli Venezia Giulia - aveva aggiunto - per la salvaguardia di vigneti eroici o storici, punta a fare squadra tra ministero, enti locali e produttori. Certamente il futuro dei vini autoctoni e di queste produzioni di eccellenza - aveva continuato Torrenti - sarà migliore del passato, lo insegna la storia dell’evoluzione dei consumi.
Semmai, la difficoltà risiede nella produzione su ampia scala e nella distribuzione, tant’è che l’orientamento che si sta profilando è verso la ristorazione. Le caratteristiche dei terreni carsici inoltre - aveva sottolineato Torrenti - non consentono sfruttamenti intensivi e vanno preservate proprio per le loro peculiarità geomorfologiche. La responsabilità di fare viticoltura e produrre vini è anche quella di creare cultura in senso lato».
Dichiarazioni che Bukavec, da sempre in prima linea nella difesa degli interessi dei viticoltori del Carso e dell’intera provincia triestina, accoglie «con soddisfazione», ma che non lo appagano del tutto.
Richiesto un trattamento di favore. «Apprezziamo l’impegno dell’assessore e della giunta regionale - rilancia - ma va ricordato che, siccome le decisioni sulla concessione di autorizzazioni per l’allestimento di nuovi vitigni sono prese a livello ministeriale, la Regione Friuli Venezia Giulia deve combattere con il Veneto, che è più grande come superficie e numero di produttori. Il riparto delle autorizzazioni di quest’anno è stato migliore rispetto al precedente - osserva l’esponente dell’Associazione degli agricoltori di Trieste - ma non basta. Ricordiamo gli ettari sottratti alla coltivazione della vite per far posto all’allora Grandi Motori nel territorio di San Dorligo, gli espropri di terreni agricoli fatti a Muggia, per non parlare dell’abbandono dei pastini sul costone carsico. Speriamo - auspica Bukavec - che il nostro territorio, proprio per la sua caratteristica di territorio calcareo, possa beneficiare di un trattamento di favore nelle prossime autorizzazioni». Ma l’esponente degli agricoltori locali insiste anche su un altro punto: «Torrenti - ricorda - si è espresso anche in relazione ai cosiddetti vitigni eroici e storici. Per essi - ancora Bukavec - esistono fondi speciali che possono essere utilizzati. Per lottare su questo fronte serve che i comuni interessati e la Regione lavorino di pari passo, con il preciso obiettivo di favorire il nostro territorio».
La nuova delibera regionale. Va intanto rilevato che la giunta regionale ha accolto la proposta formulata dall’assessore per le Risorse agricole, Cristiano Shaurli, in base alla quale sarà predisposto l’innalzamento del limite alle iscrizioni di superficie. Grazie a questa nuova delibera, i viticoltori del Fvg potranno mettere a dimora 222 nuovi ettari di Glera. A monte del provvedimento, esiste la proposta del Consorzio di tutela della doc Prosecco di incrementare gli impianti del vitigno di ben 1.200 ettari nel periodo 2017-2018 di cui, per l’appunto, 222 da realizzare nella nostra regione. Va precisato che i milioni di bottiglie di Prosecco prodotte per la maggior parte nell’area veneta e, in misura minore, in quella del Friuli Venezia Giulia, risultano protetti dalla doc interregionale creata nel 2010 a cavallo delle due regioni, utilizzando l’indicazione geografica di Prosecco, da dove proviene quel vitigno - Glera - che è alla base di questa bottiglia.
Riproduzione riservata © Il Piccolo