Trieste, senzatetto picchiato dopo una lite. Gli aggressori sono quattro giovani

L’uomo ha riportato la frattura del naso e di un dito e una lesione all’occhio. I ragazzi denunciati
Il punto, all’altezza della fermata dell’autobus di via Flavia, dov’è avvenuta l’aggressione nei confronti del 58enne. Foto di Andrea Lasorte
Il punto, all’altezza della fermata dell’autobus di via Flavia, dov’è avvenuta l’aggressione nei confronti del 58enne. Foto di Andrea Lasorte

TRIESTE Stava semplicemente suonando la chitarra. Così, da solo, passeggiando in strada, come era solito fare. Quella sera aveva bevuto, perché l’alcol per lui è un problema da anni.

Cinquantotto anni, triestino, senzatetto. Lo hanno accerchiato, insultato e picchiato barbaramente. Erano in quattro, tutti triestini di nemmeno vent’anni. Tra loro anche un minore.

L’aggressione, di cui si è avuta notizia ieri mattina, è avvenuta giovedì sera in via Flavia, nei pressi della fermata dell’autobus accanto alla concessionaria Volkswagen, poco dopo le otto e mezza.

I quattro si sono poi dileguati, ma la polizia non ci ha messo molto a rintracciarli. Sono stati denunciati per lesioni personali aggravate in concorso.

È il terzo pestaggio a Trieste nel giro di pochi giorni. E il punto in cui il cinquantottenne è stato assalito, la fermata di via Flavia, è davvero poco distante da dove si sono verificati gli altri due episodi più recenti: via Zandonai, dove è stato preso a pugni il nonno paletta, e Salita di Zugnano, dove è stata picchiata la tredicenne. I protagonisti sono sempre giovanissimi.

Quel che si sa sull’aggressione al senzatetto emerge dalla testimonianza di un passante, che ha allertato i soccorsi, e da qualche parola che è riuscita a dire la vittima in Pronto soccorso. I quattro ragazzi si sono scagliati sul cinquantottenne dopo un banale diverbio. Lo hanno spintonato e colpito con pugni al volto. L’uomo è caduto a terra privo di sensi.

Un testimone ha visto la scena e ha contattato il 112. Gli agenti della Volante sono intervenuti nel giro di pochi minuti. Il cinquantottenne è stato portato in ambulanza al Pronto soccorso. Le conseguenze sono serie: la vittima ha il naso e un dito rotto. Ma i colpi gli hanno causato anche un distacco vitreo che renderà necessario un intervento chirurgico all’occhio.

Il cinquantottenne è una persona senza fissa dimora, seguita anche dai servizi sanitari e nota al personale del Pronto soccorso, visti i numerosi accessi dovuti all’alcol. Non ha una casa, dunque, e i medici al momento non lo dimettono. L’uomo in passato è stato aiutato anche dalla Caritas. «Confermo – commenta il direttore dell’ente diocesano, don Alessandro Amodeo – e fa veramente impressione questo fatto di violenza. Episodi di questo genere vanno affrontati con determinazione da parte delle istituzioni. Quanto accaduto va considerato come un forte segnale di disagio. C’è un tessuto sociale assente e ciò si riflette sui ragazzi. L’aspetto più grave – osserva il direttore della Caritas – è proprio essersela presa con un indigente, senza fissa dimora. Ciò non fa altro che rendere più difficile la sua situazione personale. Il tema qui è il rispetto del valore della persona umana. Chi ha commesso un atto così brutale si definisce per quello che è, cioè un disgraziato più della vittima. Perché con la violenza manifesta una profonda povertà interiore».

Don Roberto Pasetti, il parroco di Gesù divino operaio, la chiesa che si trova a un passo da via Flavia e nello stesso quartiere in cui sono avvenute le altre due aggressioni, non ritiene il rione una zona pericolosa. «Qui non ci sono situazioni particolari – rileva –, la questione è generalizzata. Vuoto, famiglie assenti, ragazzi che non sanno come divertirsi e utilizzare il proprio tempo. Cerano emozioni con la violenza».

Il Comune è al corrente del fatto. L’assessore alle Politiche sociali Carlo Grilli non nasconde la propria indignazione: «Questa escalation di aggressioni è preoccupante, va affrontata con severità», spiega. «Il tema è cosa sta dietro a questi giovani. A Trieste gli assistenti sociali seguono 1.600 ragazzini, intercettando talvolta condizioni di grave disagio. Vengono seguiti a casa loro, in famiglia. Le situazioni spesso sono collegate anche all’abbandono scolastico». —


 

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