Trieste “senza barriere” supera la prova: ecco i casi limite FOTO

Una città senza barriere architettoniche, a misura di disabile. Un obiettivo ambizioso, quello perseguito da “Il Piccolo”, grazie a una campagna di sensibilizzazione che ha coinvolto negli ultimi dieci giorni i cittadini di Trieste. L’iniziativa, denominata “Senza barriere”, prevedeva la possibilità di segnalare a un indirizzo mail dedicato tutte quelle situazioni che impediscono a un disabile l’esercizio di alcuni diritti fondamentali, quali la libertà di movimento e la fruizione dei servizi. Il risultato di questa campagna si è rivelato per certi versi sorprendente. Se da una parte, infatti, sono state diverse centinaia le condivisioni di questa iniziativa sui social network, a riprova che la questione è molto sentita dalla gente, dall’altra parte solamente poche decine di segnalazioni sono giunte in redazione.
«Rispetto ad altre città viviamo in un’isola felice». L’interpretazione di quello che potrebbe apparire come un flop arriva da Stefano Marchesoni, responsabile del servizio Trieste Abile, uno sportello che fornisce supporto a chi ha una disabilità. «Siamo i primi a denunciare le criticità incontrate dalle persone con difficoltà motoria - continua Marchesoni, che da quindici anni è costretto su una carrozzina - , ma va dato atto al Comune e alla Regione che si stanno adoperando per aumentare la qualità della vita delle persone con disabilità». Marchesoni sposa la medesima linea tenuta da Mauro Morassut, presidente della Consulta provinciale dei disabili, che in occasione del lancio di questa campagna aveva segnalato le virtù di alcuni progetti attivi su questo territorio, come il “LabAc-Laboratorio di accessibilità”, un’iniziativa capace di mettere attorno a un tavolo le istituzioni, l’associazionismo e i portatori di interesse. Certamente la conformazione geografica di questo territorio non viene incontro alle esigenze di un disabile e nemmeno a quelle di un anziano. «I continui saliscendi di questa città - ammette Marchesoni - non facilitano gli spostamenti di chi ha una difficoltà motoria, ma su questo aspetto c’è ben poco da fare».
Gli interventi, invece, si possono e si devono fare in altre direzioni, al fine di non abbassare il livello di attenzione verso le persone più fragili. «Abito a Padriciano e questa è la mia colpa. Ho 69 anni, una ridotta capacità motoria e non ho la patente». Il grido di Sandra Perticarari vuole fare uscire dall’oblio le periferie, troppo spesso trascurate. Le persone come lei si devono affidare all’aiuto dei parenti o, in alternativa, al trasporto pubblico. Su quest’ultimo aspetto si concentrano le segnalazioni di Leonardo Santoianni, che punta il dito contro l’inadeguatezza di alcune fermate: le banchine sulle quali attendere l’autobus, infatti, non sempre sono adatte a chi si muove su una carrozzina, essendo troppo strette o interrotte da ostacoli fissi. A guidare la classifica delle barriere architettoniche ci pensano le scale, elementi urbani che per primi impediscono la mobilità dei disabili. «La nuova caserma della Polizia stradale di via Mascagni - scrive la segreteria provinciale della Silp Cgil - non è accessibile ai disabili. Mancano le rampe previste dalla legge, nonostante per la realizzazione di questo immobile siano stati spesi 7 milioni di euro». Anche Giorgio Weiss, 79 anni, si chiede come raggiungere via della Tesa da piazza Foraggi. «Per andare in supermercato ed evitare cinque scalini – sottolinea – devo allungare il mio tragitto di oltre 400 metri».
Sabrina Vecchioni, invece, si è armata di centimetro. «Il marciapiede all’incrocio tra viale Miramare e via degli Stella – spiega – è interrotto da un segnale stradale, che riduce il passaggio a 89 centimetri». Fernanda Flamigni sottolinea come gli ostacoli per un disabile possano essere rappresentati anche dalla mancanza di qualcosa: «La sicurezza di un disabile visivo – la sua testimonianza – viene compromessa dall’assenza di una guida tattilo-plantare, come accade a Ponterosso, dove non vi sono nemmeno protezioni che impediscano una caduta accidentale nel canale». Roberto Falato, più che sulle barriere architettoniche, si sofferma sulla mancanza di cultura e rispetto dimostrata da alcuni cittadini, «che spesso lasciano la propria automobile sulle aree riservate ai disabili». Il sindaco Roberto Cosolini, a margine di un confronto con il presidente della Consulta regionale per i disabili Vincenzo Zoccano, sceglie di non soffermarsi troppo sui giudizi positivi incassati da parte dei portatori di interesse. «Il tema dell’abbattimento delle barriere architettoniche – sottolinea il primo cittadino – rappresenta una sfida permanente, una priorità che rinnoviamo nella nostra azione quotidiana».
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