Trieste, Sèleco non rispetta il concordato, il Tribunale di Milano ne decreta il fallimento

Lo storico marchio pordenonese di televisori, rilanciato nel 2016 dall'imprenditore romano Maurizio Pannella, è risultato inadempiente alle condizioni previste dall'accordo con i creditori. In prospettiva c'era l'intenzione di insediare la produzione nell'ex compendio Wärtsilä di Bagnoli

TRIESTE Fallita per essere risultata inadempiente al concordato firmato il 14 marzo scorso. Così il Tribunale di Milano ha obbligato l'azienda Sèleco, storica società di televisori nata a Pordenone e rilanciata recentemente con la prospettiva di dedicarsi a Trieste alla produzione di elettronica di consumo di alta gamma, a portare i libri in tribunale.

Il marchio Sèleco nasce nel 1965 a Pordenone come divisione della Zanussi. Nel 1986 diventa il primo produttore italiano di televisori. Nel corso degli anni, causa anche la forte concorrenza dei marchi esteri, Sèleco alterna momenti di successo a periodi bui. Al fallimento del 1997, seguono due tentativi di rilancio produttivo ad opera prima della famiglia Formenti e successivamente degli Asquini. Nel dicembre del 2016 l’azienda viene rilevata dall’imprenditore romano Maurizio Pannella, amministratore dell’azienda milanese Twenty spa, che negli ultimi anni ha anche sponsorizzato attraverso Sèleco le squadre calcistiche Lazio e Pro Piacenza e anche una squadra di pallavolo femminile in serie B2.

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Pannella aveva intenzione di rilanciare l'azienda con un insediamento anche a Trieste, nel cui Porto erano già giunti negli scorsi mesi diversi televisori dalla Cina.

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Inizialmente c'era la volontà di aprire uno stabilimento nella pordenonese Vallenoncello, poi il cambio in corsa con l’annuncio dello sbarco a Trieste per utilizzare i vantaggi del punto franco. In effetti venne chiesto in concessione quinquennale il Magazzino 5 sul Molo III, ma Pannella ne era dissuaso perchè si sperava che in quell’area arrivasse uno scalo cruise di Msc. Si aprì allora la prospettiva di Bagnoli, nel compendio ex Wärtsilä di Bagnoli ma i vertici di Interporto finora non hanno ancora ricevuto richieste ufficiali in merito.

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Lo scorso anno poi, a causa dell'imponente debito milionario dell'azienda equivalente a 8,4 milioni, che sarebbe stato provocato dalle spese di sponsorizzazione e dal crollo dei ricavi da 12,5 a 1,1 milioni, l'azienda era ricorsa al concordato. Il Tribunale di Milano però, in seguito ad alcuni accordi non rispettati da Sèleco, ha sancito il fallimento dell'azienda.

 

 

 

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