Trieste scopre Lelio Luttazzi regista

Il suo film “L’illazione” martedì al Cinema Ariston con ingresso gratuito per i lettori del “Piccolo”

TRIESTE A pochi giorni dalla fortunata presentazione al Festival Internazionale del Film di Roma, dov’è stato accolto dall’entusiasmo di pubblico e critica, sarà proiettato a Trieste martedì 8 novembre, alle 20.30, in anteprima al Cinema Ariston, il lungometraggio “L’illazione”, diretto da Lelio Luttazzi, realizzato nel 1972 proprio all'indomani dell'incredibile vicenda giudiziaria che lo aveva ingiustamente coinvolto.

Subito dopo la proiezione ci sarà un incontro che vedrà protagonisti la moglie di Lelio, Rossana Luttazzi, che nel settembre 2010 ha dato vita alla Fondazione Lelio Luttazzi tuttora da lei presieduta, l’attore triestino Mario Valdemarin, fra i protagonisti del film, e il critico cinematografico Lorenzo Codelli. L'evento è organizzato da FilMakers in collaborazione con La Fondazione Lelio Luttazzi e con “Il Piccolo”, nell’ambito dei festeggiamenti per i 130 anni della nascita del quotidiano, ed è realizzato con il sostegno dell’assessorato alla Cultura del Comune di Trieste e in collaborazione con La Cappella Underground.

La serata è a ingresso gratuito per i lettori de “Il Piccolo”, fino a esaurimento dei posti, prenotandosi sul sito www.nordesteuropa.it alla sezione Eventi e presentando alla cassa il coupon che viene pubblicato sul'edizione cartacea del Piccolo.

Scritta, diretta e interpretata da Lelio Luttazzi, “L’illazione” è stata restaurata dall’Immagine Ritrovata di Bologna con la con la supervisione di Cesare Bastelli. Oltre al musicista triestino, nel cast del film compaiono Anna Saia, Mario Valdemarin, Annabella Incontrera, Alessandro Sperlì, Anny degli Uberti, Gaby Marini, Cinzia Bruno, Augusta Mazzoli.

Almeno all’inizio, un avverbio sembra qualificare più d'ogni altro questo film ed è “apparentemente”. Apparentemente potrebbe essere un film intimista che racconta di rapporti interpersonali, del lento consumarsi di emozioni entro quel rituale che è la vita. Un gruppo di persone si trova quasi per caso riunito in una villa di campagna. Attraverso apparentemente innocenti e amichevoli chiacchiere formali davanti a un bicchiere di vino, l’ospite più enigmatico, che è un giudice, finisce per rivelarsi una persona spietata. Non risparmia, infatti, i suoi sospetti, le sue domande più taglienti e insidiose all'unico personaggio che non ha neppure una battuta. E che si porta appresso una devastante tristezza per la morte del piccolo figlio, nato con grossi problemi di salute.

Vittima o assassino? Innocente o colpevole? Giustizia o ingiustizia? Le parti, nel film di Luttazzi che è rimasto inedito fino a pochi giorni fa, si intrecciano tra loro. I personaggi rivelano tutti la loro doppia anima. Alla storia, che scorre rettilinea davanti agli occhi dello spettatore, si interseca una sorta di trama parallela fatta di visioni, premonizioni, sogni. Verità alternative. Che cercando di gettare luce su quello che ogni personaggio pensa degli altri.

Inutile nascondere che nel film di Luttazzi si vede chiarissimo il segno di quanto avesse pesato su di lui il coinvolgimento in un’inchiesta su un giro di spaccio di droga a Roma. Alla moglie Rossana, che aveva ritrovato una copia della pellicola nella stalla della casa dove abitavano insieme, il musicista aveva detto solo: «Il film non poteva uscire perché racconta la storia di un giudice». E, in effetti, il magistrato, proprio come quelli che inquisirono ingiustamente Luttazzi, dimostra di non considerare le persone che trascorrono la serata con lui se non come potenziali colpevoli di ignobili misfatti.

Asciutto, calato nelle atmosfere tipiche degli anni Settanta, costruito con grande misura narrativa, il film “L’illazione” rivela il talento cinematografico di un Luttazzi a cui riusciva tutto. Anche l’impresa di stregare i giovani come conduttore di “Hit Parade”.

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