Trieste, scoppio di via Baiamonti: Ikea finisce in tribunale

I familiari di Marcella Flego, una delle due vittime dell'esplosione della palazzina e proprietaria dell'appartamento dove si è originata la deflagrazione, hanno chiesto al tribunale la condanna al risarcimento del danno
Lo stabile distrutto di via Baiamonti: era il 20 febbraio 2015
Lo stabile distrutto di via Baiamonti: era il 20 febbraio 2015

TRIESTE Anche Ikea dovrà rispondere del disastro di via Baiamonti, a Trieste. I familiari di Marcella Flego, una delle due vittime dell'esplosione della palazzina e proprietaria dell'appartamento dove si è originata la deflagrazione che un anno e mezzo fa ha scosso tutta la città, hanno presentato al Tribunale civile la comparsa di costituzione e la contestuale istanza di chiamata di terzi, in primis di Ikea Italia Retail Srl, nella persona del legale rappresentante, “affinché venga condannata all'integrale risarcimento del danno”.

Quella cucina nuova, il cui montaggio sbagliato ha fatto saltare in aria l'edificio e causato due morti e svariati feriti, era stata acquistata da Marcella Flego nel mega store Ikea di Villesse (Gorizia), attirata dai prezzi allettanti praticati dalla nota catena scandinava, ma anche dal marchio.

Lo scoppio di via Baiamonti è ancora nella mente di tutti: era la mattina, infatti, del 20 febbraio 2015. E tra poco si avrà certezza delle responsabilità, dirette e indirette. E, soprattutto, delle eventuali condanne. La sentenza è attesa il 14 novembre. Sul tavolo le richieste di pena avanzate dal pm Pietro Montrone per tre su quattro degli imputati, accusati di omicidio colposo e disastro.

Due anni e quattro mesi sono stati chiesti per il trentaseienne Davide Mozina, 36 anni, dipendente della Astec Srl, in subappalto dalla Installo Srl, che quel giorno aveva iniziato a lavorare all’installazione di un piano cottura per collegarlo alla rete del gas, dell’acqua e dell’elettricità.Un anno e quattro mesi con sospensione della pena, invece, per il capo tecnico della stessa azienda, Dario Visentin, 52 anni. Anche lui è ritenuto responsabile dell’accaduto: la sua impresa, come è emerso dall’inchiesta, non possedeva l’abilitazione per quel particolare tipo di intervento. Stessa pena è stata chiesta dal pm per il 71enne Giovanni Zoccarato, presidente della Astec.

Proposta l’assoluzione invece per Enrico Rubiero, 46 anni, rappresentante della Installo srl. Per quanto riguarda le parti civili, in ballo ci sono gli eventuali risarcimenti per i proprietari di due automobili distrutte dalle macerie. Una, la Smart, apparteneva a Stefano Zollia, l’istruttore di nuoto deceduto recentemente. È la famiglia ad occuparsi dell’indennizzo.

La dinamica dell’incidente è emersa nel corso delle indagini: nessuno si era preoccupato di fissare un tappo all’estremità della conduttura del tubo, lasciato libero senza alcun collegamento all’elettrodomestico. È bastato quindi girare la manopola per riempire la stanza di gas. La casa di via Baiamonti 71 è esplosa all’improvviso come per effetto di una bomba devastante.

Il crollo della palazzina ha ucciso Aldo Flego e ferito gravemente altre tre persone tra cui Marcella, la sorella di Flego, deceduta cinque mesi più tardi in ospedale. Una falla nelle operazioni di installazione dell’impianto portate a galla grazie alle risultanze della consulenza tecnica ordinata dal pm e affidata all’ingegner Giuseppe Giannace e al perito Andrea Disnan.

 

Riproduzione riservata © Il Piccolo