Trieste, scontro frontale fra tram: condannati i due conducenti

In appello sei mesi a Schivi e otto a Zetto, che era stato assolto in primo grado. Risarcimenti da definire in sede civile. Le difese: «Pronti al ricorso in Cassazione»

Piero Tallandini

TRIESTE. Si chiude con una doppia condanna il processo di secondo grado per lo scontro frontale dell’ agosto 2016 tra due carrozze del tram, incidente che determinò l’interruzione della linea che perdura tuttora, oltre a causare 8 feriti tra i passeggeri, nessuno dei quali grave. La Corte d’Appello presieduta da Igor Maria Rifiorati ha condannato i conducenti Stefano Schivi e Fulvio Zetto, rispettivamente a sei e a otto mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena e il beneficio della non menzione. La Procura aveva chiesto per entrambi la condanna a otto mesi. In primo grado, invece, Schivi era stato condannato a otto mesi, mentre il collega era stato assolto.

La difesa 

Schivi e Zetto erano difesi rispettivamente dagli avvocati Massimo Macor e William Crivellari che hanno chiesto l’assoluzione per i propri assistiti e ora valutano già il ricorso in Cassazione. A Zetto sono stati contestati il passaggio col rosso, l’immissione di una quarta vettura in linea e un eccesso di velocità, a Schivi solo il passaggio col rosso. Inizialmente entrambi erano accusati di disastro colposo, poi derubricato in pericolo di disastro colposo. I risarcimenti saranno quantificati in sede civile.

Il consulente

«Siamo stupiti, posto che riteniamo di aver dimostrato, anche grazie alle considerazioni tecniche del nostro consulente, che Zetto non ha avuto alcuna responsabilità – rimarca Crivellari –. Le osservazioni del consulente della pubblica accusa, sentito dalla Corte, non hanno superato le criticità emerse nel primo grado di giudizio. Ci riserviamo di leggere la motivazione della sentenza, ma riteniamo fin d’ora di dover ricorrere in Cassazione per ribadire l’assoluta estraneità di Zetto alle accuse, così come aveva dichiarato il Tribunale collegiale dopo un’istruttoria durata due anni». «Una nuova perizia avrebbe sicuramente potuto escludere responsabilità dei conducenti – afferma Macor –. I fatti non sono andati come li ha ricostruiti il consulente della Procura»

Il semaforo rosso

All’origine dell’incidente un semaforo rosso non visto in tempo e una mancata comprensione di una comunicazione via radio. Normalmente erano tre le carrozze in servizio, ma quel 16 agosto erano quattro: la 402, la 406, la 405 condotta da Schivi e la 404 condotta da Zetto. La 404 era in movimento per dei test tecnici. La 405, alla fermata, attendeva l’incrocio con la 406, e l’aveva lasciata passare. Però, dietro la 406 c’era anche la 404, che procedeva verso il centro città. La presenza della carrozza in più aveva causato un fraintendimento. A scambio avvenuto la 405 era ripartita verso Opicina, ma sulla prima curva dopo Conconello si era trovata di fronte la 404.

Riproduzione riservata © Il Piccolo