Trieste, scatti osé alla minorenne: fotografo nei guai

L’uomo aveva convinto una 17enne a posare svestita e poi ha messo le immagini in rete. Il pm chiede il processo
Un'immagine di Passeggio Sant'Andrea
Un'immagine di Passeggio Sant'Andrea

TRIESTE Una decina di scatti senza veli a una ragazza minorenne contattata su Facebook. Immagini realizzate in una fabbrica abbandonata in passeggio Sant’Andrea, e poi messe in rete. Si chiama Andrea Pecchiari, 27 anni, fotografo, residente a Ronchi dei Legionari.

È accusato dal pubblico ministero Pietro Montrone, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio, di produzione di materiale pornografico nonché della divulgazione senza il consenso dei genitori dell’interessata. L’udienza davanti al giudice Giorgio Nicoli è stata fissata per il prossimo 26 giugno. È difeso dall’avvocato Maria Cristina Birolla.

La data è quella del mese di maggio 2013. «Ti offro un bel servizio fotografico. Non dovrai pagare niente». Era stata questa la proposta giunta attraverso Facebook a una ragazza triestina, che allora aveva 17 anni. La giovane, dopo qualche esitazione, aveva accettato. E così, sempre tramite Facebook, il fotografo aveva fissato l’appuntamento all’interno di un capannone abbandonato a San’Andrea.

Quando la giovane si era presentata il fotografo le aveva proposto di spogliarsi. «Perché la tua bellezza deve essere valorizzata», aveva detto. Così, pensando forse di essere su un vero e proprio set fotografico, la vittima di questa vicenda aveva acconsentito. «Venivano scattate - così si legge nella querela pesentata dalla madre tramite l’avvocato Maria Genovese - svariate fotografie, alcune delle quali anche a seno nudo o in abiti decisamente succinti, tali da lasciare in ragione della posa assunta addirittura scoperta la zona pubica».

Non solo. In una seconda “seduta fotografica” Pecchiari, come emerge nella querela, «aveva insistito nel cercare un contatto fisico», tentando anche qualche approccio. Ed era stato a questo punto che la ragazza ha interrotto la seduta stessa. «Basta - ha detto - tu non mi fotografi più».

Da allora, come è emerso dalle indagini, il fotografo aveva inizato a perseguitarla. Le aveva scritto insistentemente su Facebook tanto che la giovane a un certo punto aveva dovuto cancellare il proprio profilo. Ben presto era arrivata la reazione del fotografo. Il quale, secondo l’accusa, aveva messo in rete un buon numero di immagini senza veli della ragazza.

Appena viste le fotografie la madre della giovane aveva contattato Andrea Pecchiari diffidandolo per l’appunto dal pubblicare le immagini della figlia realizzate senza alcuna autorizzazione. L’uomo le aveva assicurato che quelle foto sarebbero state immediatamente cancellate. Ma non era avvenuto. Anzi dopo qualche tempo erano finite in rete assieme ad altre immagini di varie ragazze. Da qui la querela e la conseguente richiesta di rinvio a giudizio.

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