Trieste, scatta l’assalto agli uffici per il bonus antipovertà
TRIESTE Sono 4.769 le domande presentate finora al Comune di Trieste per la misura regionale di integrazione al reddito, numero record in Friuli Venezia Giulia.
La proverbiale pioggia di richieste sta mettendo in difficoltà i Servizi sociali comunali, incaricati di distribuire e poi seguire il corretto svolgimento di questo strumento assistenziale: nell'ultima commissione trasparenza del Consiglio comunale i sindacati hanno dipinto una situazione di autentica emergenza.
«Su cinquanta assistenti sociali comunali, venticinque sono impegnati nelle pratiche per l'integrazione al reddito - hanno detto -. Il tutto in un servizio che già in precedenza era oberato di lavoro». E di miglioramenti all'orizzonte se ne vedono pochi: la Regione si accinge ad assumere diciotto nuovi operatori per far fronte alla crisi di personale, in deroga al blocco sugli ingressi.
Secondo i sindacati non è abbastanza: «Otto di queste “new entry” andranno agli sportelli del lavoro e dieci ai Comuni di tutta la regione, anche se cinque venissero a Trieste, di gran lunga la prima emergenza, non sarebbero sufficienti».
Durante la commissione gli uffici hanno presentato una relazione sui numeri delle domande ad oggi. Quelle presentate, come detto, sono 4mila 769. Di queste 3mila e due sono state ammesse. Centosessantaquattro sono quelle decadute e 743 sono state respinte. Di altre 968 è ancora in corso l'istruttoria e statisticamente è probabile che una buona fetta vada ad aggiungersi alle ammesse. Altre 350, infine, sono attualmente sospese, in attesa di un'integrazione alla documentazione allegata.
«Ciò senza contare che è previsto l'arrivo di ulteriori domande a ingrassare il totale - commenta Rossana Giacaz, esponente della Cgil Funzione pubblica -. Il caso di Trieste è unico in regione per le sue proporzioni - prosegue la sindacalista -. Il risultato è che si sta bloccando un'area, quella dei servizi sociali, che era già in enorme sofferenza».
Secondo la Cgil il problema richiede un approccio immediato e un intervento massiccio per essere risolto: «I numeri sono grandi e tutte le persone, anche quelle che si soni viste respingere la domanda, hanno bisogno di risposte. Per far questo servono assistenti sociali e personale amministrativo di cui il Comune non dispone».
La domanda di Giacaz è: «Perché la Regione ha avviato questa misura senza prevedere piante organiche aggiuntive? Ai tempi della giunta Illy, quando fu varata una legge simile, furono previste delle assunzioni ad hoc».
I diciotto nuovi arrivi regionali, dice ancora la sindacalista, «non saranno che una goccia nel mare di un servizio messo in ginocchio dalla crisi». Durante la commissione si è parlato anche della possibilità di ricorrere a un servizio esterno: «Ma noi non crediamo sia la soluzione giusta - conclude Giacaz -. Questo Comune ha già dimostrato di non essere fortunato con le esternalizzazioni».
È preoccupato anche Walter Giani, sindacalista della Cisl: «Ogni norma deve avere una buona organizzazione alle spalle per essere efficace - afferma -. A nostro avviso questa organizzazione nei servizi manca, tant'è che da tre anni chiediamo di rivederla».
Giani argomenta così la posizione del suo sindacato: «Su un organico di una cinquantina di assistenti sociali, circa venticinque stanno lavorando sulla misura di sostegno al reddito». Il problema diventa evidente, aggiunge, se si considera che quei venticinque avevano già da prima altri compiti e che quindi il sostegno al reddito va a sommarsi al carico di lavoro complessivo: «Anche perché non si tratta soltanto di accettare o respingere una domanda - conclude Giani -. Gli assistenti sociali devono analizzare ogni caso entro dodici mesi per assicurarsi che i contributi siano stati dati secondo le regole».
La Cisl pone quindi l'accento sulla necessità di riportare operatori dagli uffici al territorio per rispondere alle esigenze del servizio.
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