Trieste, scarcerato l’avvocato fuggitivo: a casa col braccialetto elettronico
TRIESTE Paolo Pironti, l’avvocato di 47 anni arrestato venerdì 10 luglio dopo l’inseguimento della Polizia e la sparatoria a Barcola, uscirà dal carcere. È questione di ore: il Tribunale del Riesame, su richiesta del legale che lo difende (l’avvocato Antonio Cattarini), ha concesso i domiciliari. Il detenuto dovrà tenere il braccialetto elettronico.
Le indagini della Squadra mobile, coordinate dal pm Maddalena Chergia, intanto continuano. Perché quel giorno, durante la sua folle fuga a Barcola, Pironti aveva con sé cocaina. Il quarantasettenne aveva tentato di liberarsi di un involucro con dentro 100 grammi scagliandolo dal finestrino, nei pressi del Cedas, mentre scappava sul lungomare in direzione di Grignano a bordo di un Suv bianco (un Mitsubishi Asx), tallonato dalla Polizia. Che, per fermarlo, pochi istanti prima (all’altezza della fontana) gli aveva sparato alle ruote. Una scena a cui avevano assistito numerosi bagnanti.
Ma chi aveva fornito lo stupefacente a Pironti, che peraltro custodiva anche in casa? E a chi era destinato? Insomma, di quale giro di spaccio fa parte? È questo che tentano di scoprire gli investigatori. L’avvocato finora non ha fatto nomi.
Quel che è certo è che la Mobile lo stava tenendo d’occhio. Venerdì 10, infatti, era in corso un’operazione dell’Antidroga: «mirati servizi», come precisava un comunicato diramato dalla Questura all’indomani dell’episodio. «Nella tarda mattinata - si leggeva nella nota - gli agenti della Squadra mobile, nel corso di mirati servizi, notavano un soggetto noto per i precedenti in materia di stupefacenti, alla guida di un Suv. Alla vista della pattuglia cominciava a tenere un comportamento sospetto, guardando ripetutamente lo specchietto come per capire le intenzioni dei poliziotti; l’uomo, giunto nei pressi di casa, anziché accostare riprendeva la marcia per allontanarsi dalla zona».
Pironti aveva iniziato la sua folle fuga in Salita di Contovello, in discesa verso Barcola. All’altezza dell’incrocio con viale Miramare, approfittando che il quell’istante il Suv era stato ostacolato da un’altra auto che proveniva in senso opposto, gli agenti avevano tentato di fermare il veicolo. Ma Pironti, anziché accostare, aveva investito i poliziotti. Che per bloccare il Suv avevano subito impugnato le pistole ed esploso tre colpi alle gomme.
Ma l’uomo non aveva desistito: aveva accelerato tentando di scappare a tutta velocità sul lungomare affollato, guidando a zig zag e scatenando il panico tra i bagnanti, i passanti e gli altri automobilisti. Una scena tanto rocambolesca quanto pericolosa È un miracolo che nessuno si sia fatto male.
La Mobile era riuscita a fermare Pironti in Costiera, nel parcheggio dell’hotel Riviera, speronando il Suv prima che facesse inversione a “u” e si rimettesse di nuovo a corre verso Barcola. Durante l’arresto i poliziotti avevano rinvenuto addosso del fuggitivo circa 10 grammi di hashish nascosti nella tasca dei pantaloni, nonché un coltello a serramanico.
L’avvocato è indagato per detenzione ai fini di spaccio di hashish e cocaina, violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. E, ancora, per porto di oggetti atti ad offendere: il serramanico che aveva con sé.
In questi giorni, invece, è stato riammesso in libertà un conoscente dell’avvocato Pironti finito ai domiciliari: il quarantanovenne Fabio Polese, un ex meccanico, dj per hobby, che nel maggio del 2004 era stato implicato in un’inchiesta di cocaina. Pironti lo aveva accusato di molestie e minacce di morte. —
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