Trieste, scambio di sesso, soldi e collane. Nei verbali la verità delle “amiche”

TRIESTE. Le frequentazioni personali di Aldo Carli sono i primi elementi investigativi su cui si muovono le indagini della Squadra mobile. Gli agenti ci mettono poco a scoprire gli affari e le “amicizie” della vittima. Vengono a galla prestiti di denaro e di gioielli. Mercato nero. Incontri sessuali con almeno cinque prostitute serbe. Un profilo di «ambiguità», come si legge dai verbali degli interrogatori, che tratteggiano l’altra faccia di Carli. Quella diversa dal tranquillo pensionato ritirato nella sua villa di Opicina. Un lato oscuro, di cui forse nessuno dei familiari più stretti aveva idea.
Il legame tra questo mondo torbido e l’omicidio è subito chiaro a chi indaga. Aldo non è stato picchiato, seviziato e ucciso da una banda di ladri qualunque. Non era una rapina finita male. La vittima, quella notte del 20 dicembre, aveva di fronte facce note. Una certamente. Forse proprio quella della donna attorno alla quale ruota tutta la vicenda: la serba a cui la polizia sta dando la caccia a livello internazionale insieme ad altri due uomini connazionali.
La pista del regolamento di conti e della spedizione punitiva si intravede dalla deposizione di una delle prostitute serbe che Carli frequentava, resa il 29 dicembre: M.S. le sue iniziali, vive in Italia dal 2000. Questa donna conosce «da anni» l’indiziata numero uno, cioè l’altra serba che gli investigatori stanno cercando all’estero, presumibilmente la mandante della spedizione punitiva a Opicina.
«Ho parlato con lei tramite internet qualche giorno prima di Natale», confessa la donna agli inquirenti. «Con lei ho parlato di un signore anziano di nome Aldo che vive a Trieste. Premetto che lui l’ho conosciuto tre o quattro mesi fa perché lei (la donna serba ricercata, ndr) mi ha chiesto di incontrami con lui per farmi consegnare mille euro che io dovevo inviarle tramite Western Union. Effettivamente - aggiunge l’interrogata - dopo qualche giorno l’ho incontrato in piazza Garibaldi». La prostituta afferma in un passaggio successivo di essere a conoscenza del fatto che l’amica si era fatta dare, in precedenza, soldi e oro da Aldo «indebitamente».
Spesso e per parecchio tempo. In quell’incontro il 75enne consegna in mano alla donna i mille euro pattuiti. In contanti. Questo accade ad agosto. Un mese dopo Aldo contatta direttamente la prostituta per farsi portare una busta dalla serba ricercata. «In quell’occasione - prosegue l’interrogata - avevo bisogno di soldi. Ho chiesto un prestito a Carli e lui mi ha detto di sì, chiedendomi in cambio favori sessuali. Avevo bisogno di soldi e ho accettato. Ci siamo incontrati nel suo ex negozio (di via Donadoni, ndr). Dopo aver avuto un rapporto sessuale completo, lui mi ha dato due monete che io ho poi venduto al compro oro di via Ginnastica ricavando 480 euro che mi sono tenuta. Successivamente - continua - mi sono incontrata per avere rapporti sessuali con Aldo sempre nella sua gioielleria altre sei-sette volte. Avevo pattuito un prestito di 1.500 euro che avrei dovuto restituire. Nel corso di alcuni di questi incontri Aldo mi ha consegnato monili in oro che io ho venduto in due negozi di via Ginnastica. Da queste vendite ho ricavato dei soldi che io ho consegnato ad Aldo il quale mi dava una parte come prestito e una parte come percentuale della vendita che avevo fatto. La percentuale era del 10%».
La deposizione va avanti e porta a galla anche una sorta di controllo che la vittima teneva della propria contabilità. Il settantacinquenne registrava tutto. Dice ancora la prostituta: «Aldo mi ha fatto firmare una carta dove c’era scritto che dichiaravo di aver ricevuto 1.500 euro in prestito per la scuola di mia figlia. Aldo mi ha detto che quando si sarebbe fidato di me mi avrebbe dato oro, diamanti e orologi affinché io li vendessi anche in nero e così avrei guadagnato il 10% di ogni vendita».
Parole che disegnano un contorno ben preciso delle attività a cui era dedito l’ex gioielliere di via del Refosco. Ma c’è di più: «Aldo mi ha parlato anche di andare in Croazia e di una gioielleria che lui conosceva». Il guadagno pattuito per questa e altre intermediazioni nel mercato nero erano del 10% a pezzo. Carli sa di muoversi in un ambiente pericoloso e infatti suggerisce alla donna di comunicare con lui attraverso un’utenza telefonica precisa. L’uomo le dà un altro numero rispetto a quello abituale. «Mi diceva che era quello sicuro in quanto non era intercettato».
Nel resto del testo compaiono dettagli dei rapporti economici che la vittima intratteneva con quella che diventerà la sua presunta aguzzina, cioè la serba a cui la polizia dà la caccia. «L’ho sentita prima di Natale e in quella circostanza lei mi ha detto che era molto arrabbiata perché l’ultima volta che si era incontrata con Aldo a Opicina, circa due settimane fa, lui le aveva dato solo 300 euro». La deposizione si chiude con un riferimento ad altre tre prostitute con cui Carli aveva rapporti sessuali. E, soprattutto, con il particolare del trasferimento di un conto all’estero che doveva avvenire tra la serba indagata e lo stesso settantacinquenne: il motivo, si presume, dell’appuntamento a Villaco che doveva tenersi la mattina del 20 dicembre. E che non c’è mai stato. Carli è stato ucciso a casa qualche ora prima.
(g.s.)
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