Trieste, scambiato per passeur: assolto e risarcito
TRIESTE Le scuse non sono arrivate, ma l’assoluzione sì. E adesso anche la condanna dell’Avvocatura dello Stato a pagare le spese legali. Si chiude così il calvario giudiziario del commerciante di 39 anni con doppia cittadinanza – italiana e slovena – scambiato per passeur dalla Polizia di frontiera.
Un errore, come di fatto riconosciuto dalla magistratura. Ma è un errore che è costato al trentanovenne un’incriminazione, un processo e un decreto di espulsione dall’Italia.
Il legale di fiducia dell’imputato, l’avvocato William Crivellari, ha dovuto lavorare un anno intero per dimostrare l’innocenza del proprio assistito.
La disavventura del malcapitato era iniziata il 23 settembre del 2018: l’uomo, titolare di una ditta con sede in Slovenia che vende ricambi per auto e rottami, era in viaggio verso Mariano del Friuli con l’intenzione di comprare alcuni componenti per una vettura. Assieme a lui, a bordo del furgone, c’erano pure due operai bosniaci. I tre erano stati fermati dalla Polizia di frontiera nei pressi del valico di Fernetti. Un normale controllo, insomma, che però avrebbe innescato l’intero inghippo.
Cos’era accaduto? Il trentanovenne si era subito premurato di esibire la carta d’identità, ma i due bosniaci erano senza il permesso di soggiorno. Lo avevano lasciato a casa. Solo uno dei due aveva con sé il passaporto.
I tre erano stati quindi accompagnati al commissariato per ulteriori accertamenti, con tanto di coinvolgimento della Polizia slovena.
Come accertato dalle successive verifiche con i database, i due bosniaci erano effettivamente titolari di un regolare permesso di soggiorno sloveno.
Ma nonostante ciò al commerciante (il Consolato italiano a Capodistria nel frattempo aveva confermato la doppia cittadinanza, italiana e slovena) era stato comunque contestato il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’uomo era stato anche espulso dall’Italia «per motivi di sicurezza pubblica». Per dimostrare che l’indagato non aveva nulla a che vedere con i trafficanti di esseri umani, l’avvocato Crivellari aveva consegnato ai magistrati le copie dei documenti dei tre, fornendo peraltro anche la testimonianza del fratello del trentanovenne. La testimonianza confermava che il parente il 23 settembre era in viaggio per andare ad acquistare pezzi di auto a Mariano. Al termine del processo in rito abbreviato l’imputato era stato assolto. Ma l’Avvocatura dello Stato, che rappresentava il ministero nel procedimento di fronte al Tribunale di Trieste, insisteva col chiedere la conferma del provvedimento di allontanamento dal territorio dello Stato, cioè l’espulsione.
L’ultima tappa, quella definitiva, venerdì scorso: il Tribunale civile ha depositato la sentenza di accoglimento del ricorso contro il decreto di espulsione condannando l’Avvocatura a pagare 3 mila euro di spese processuali. —
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