Trieste, sassi contro le macchine lanciati dalla baby gang

TRIESTE Una banda di ragazzi minorenni getta il panico a Opicina. A farne le spese, due sere fa, poco prima delle 20, è stata una donna che viaggiava a bordo della sua Peugeot 208 in via Santa Fosca.
A un tratto l’auto è stata colpita da una grossa pietra, scagliata con forza dal bordo della strada, che ha raggiunto e danneggiato la portiera anteriore destra. Un colpo fortissimo che ha fatto sobbalzare la donna dal sedile. «Ho sentito un rumore tale da farmi pensare di aver investito un cinghiale o comunque un animale di grossa taglia», ricorda Micaela, che quella sera stava andando a far visita alla madre che abita in zona.
La donna ha inchiodato, è scesa e si è accorta della pietra a terra e della profonda ammaccatura sulla portiera. «Per fortuna, nonostante lo spavento, sono riuscita a mantenere il controllo del mezzo - osserva -. Ma se avessi frenato bruscamente, non so cosa sarebbe potuto accadere.
A bordo strada ho visto scappare un gruppo di 4-5 ragazzini che ridevano, mi salutavano prendendomi in giro e puntandomi addosso la luce di una torcia, - prosegue la donna -. Ho provato a rincorrerli ma era buio, quella zona è poco illuminata e loro, nascondendosi tra le siepi e gli alberi delle case popolari della zona sono riusciti a farla franca».
Micaela descrive la pietra «come un masso della grandezza di un melone, con un diametro di circa 20 centimetri». Dopo l’episodio, impaurita e sconvolta, è risalita in macchina, ha inserito la sicura delle portiere e ha chiamato subito il 112. A raggiungerla sul posto, dopo circa 20 minuti, è arrivata una Volante delle polizia. Gli agenti hanno raccolto la sua testimonianza.
«Mi hanno chiesto di descrivere i ragazzi - spiega Micaela -. Ho raccontato che sembravano ragazzi delle medie, 13 anno al massimo, e che uno di loro, quello che ho visto più da vicino, era robusto, con capelli scuri, corti, tagliati a spazzola, vestito con una maglia nera, i pantaloni corti a pinocchietto e scarponcini o grosse scarpe da ginnastica».
Proprio questo ragazzo, quando Micaela gli si è avvicinata, scappando e indicando i compagni avrebbe gridato: «Io non c’entro, sono stati loro, sono stati loro!». Degli altri ragazzini la donna non è riuscita a fornire descrizioni: il buio non le ha consentito di scorgere dei dettagli.
Micaela il giorno dopo l’accaduto ha dovuto partire per un impegno fuori Trieste. «Lunedì rientrerò in città e, nonostante la polizia abbia già raccolto la mia testimonianza, andrò a fare denuncia come mi hanno consigliato gli agenti», dichiara.
La bravata di quei ragazzini non è passata inosservata nel quartiere. Alcuni residenti raccontano di aver visto quella sera, e nei giorni scorsi, un gruppetto di giovanissimi nomadi, sui 13-14 anni, con bottiglie di birra sistemarsi sul tetto di un'immobile sfitto, alla fine di via dei Papaveri, che un tempo vendeva pezzi di ricambio per camper.
«È un segnale molto preoccupante - valuta Micaela -. Denota un grave disagio. Mi chiedo dove siano i genitori di quegli adolescenti che stanno in branco dopo le 20 a fare scorribande in strada e spaventando la gente». La donna, infatti, non ha dubbi: il modo in qui i ragazzini ridevano e la schernivano, l’ha convinta del fatto che abbiano lanciato quella grossa pietra contro la sua Peugeot per una forma di insensato divertimento.
«Vista la forza con la quale è stato scagliato, quel masso avrebbe potuto davvero far male. Se avesse colpito il vetro invece della portiera, o se il finestrino fosse stato aperto, non so cosa avrebbe potuto succede: forse avrebbe potuto ferirmi seriamente o, peggio, uccidermi. E chissà cosa sarebbe accaduto se vicino a me ci fosse stato un passeggero o, ancora peggio, un bambino nel seggiolino».
I ragazzi, del resto, hanno mirato l'automobile dal bordo della strada, e con la Peugeot in movimento quella pietra avrebbe potuto colpirla ovunque. «Sono dei vandali e degli incoscienti, - afferma la donna - i genitori hanno l'obbligo di intervenire».
La donna ha segnalato l’episodio anche sui social network. «Gli abitanti e i frequentatori di Opicina devono essere informati: quanto accaduto a me, potrebbe succedere a chiunque».
Dopo la “banda dei gavettoni” che ha seminato il panico un mese fa a Trieste, spunta ora ad Opicina la gang dei bulli che si diverte a scagliare sassi contro le auto in corsa. E che,con queste bravate, potrebbe seriamente far male a qualcuno. «Io non credo abitino in quelle case popolari di via Santa Fosca - conclude Micaela - non li ho mai visti di giorno. Ma sono certa che in paese qualcuno saprà dare indicazioni più precise».
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