Trieste: sacerdoti da 50 anni. Sabato concelebrazione nella chiesa di Roiano
Come 50 anni fa nella chiesa di Roiano. Manca solo monsignor Antonio Santin, l’amatissimo vescovo di Trieste. Fu lui, il 29 giugno 1963, festa dei santi Pietro e Paolo, a conferire l’ordinazione sacerdotale a cinque giovani diaconi, tutti triestini. I quali a 50 anni da allora si ritroveranno, sabato alle 19, nella stessa chiesa per una concelebrazione eucaristica speciale. Il 30 festeggeranno la loro prima messa nelle parrocchie di origine. Eccoli: don Mario Vatta (fondatore della Comunità di accoglienza di San Martino al Campo), don Fortunato Giursi (parroco della comunità di Sant’Antonio Taumaturgo), don Giorgio Giurissi (parroco a Muggia Vecchia), don Francesco Voncina (per anni vicario per la comunità slovena) e don Alessandro Bulic (catechista e insegnante nelle superiori). Mezzo secolo di apostolato, che continua ancora, in una Trieste stretta dalle contrapposizioni politiche e dentro una Chiesa che cambiava sulla spinta del Concilio Vaticano Secondo.
«Siamo stati ordinati sacerdoti in un periodo di grandi cambiamenti - afferma don Giursi -. Siamo passati da una Chiesa pre conciliare a un diverso modo di proporsi, come la messa celebrata in italiano con l’altare rivolto verso i fedeli. Ho dovuto rivedere e aggiornare il mio modo di proporre il Vangelo nelle molte parrocchie triestine dove ho svolto il mio mandato sacerdotale». Don Giursi ha iniziato come cappellano nella parrocchia di San Giovanni Decollato. Dal 1976 collabora all'erigenda parrocchia di Sant'Agostino di Sotto Longera, di cui diventerà il primo parroco. E poi ritorna a San Giovanni, dove rimane fino al primo gennaio 2004 quando viene nominato parroco di Sant’Antonio Taumaturgo. “Amico” dei numerosi extracomunitari che bivaccano nella zona ai quali porge aiuti, ma “nemico” dei falsi mendicanti che stazionano sul sagrato.
Don Mario Vatta è molto conosciuto. La comunità di San Martino al Campo, da lui fondata nel 1970, è una realtà di cui Trieste va fiera. Di quel 29 giugno ricorda tutto, in particolare Santin «che ha voluto ci trovassimo in chiesa alle 6.30 del mattino perché poi aveva altri impegni fuori Trieste». «Quel giorno - dice oggi - è cominciata una nuova vita, quella che avevo sempre sognato». Don Mario ricorda l’inizio della Comunità: «Nel 1970 ero parroco a Santa Rita e curavo soprattutto il centro giovanile. Discutevamo del Concilio finito da poco. Ci incuriosiva l’apertura al mondo delle strutture della Chiesa. Era anche il periodo in cui il problema droga cominciava a preoccupare molto. Con alcuni giovani del centro abbiamo fondato questa comunità per aiutare chi era in difficoltà, non solo i drogati». Un bilancio di questi 50 anni? «Mi sono sentito sempre inadeguato alle situazioni e questo mi ha aiutato a non montarmi la testa, a essere sempre vicino agli altri. Abbiamo lavorato con questa città, una città solidale che ci ha molto aiutato e che ci continua a dare una mano».
Don Giorgio Giurissi è attualmente parroco a Santa Maria Assunta a Muggia Vecchia ma è stato per oltre 20 anni a Borgo San Sergio. Ed è soprattutto delegato dal vescovo per gli esorcismi. Proprio in questa veste ha aiutato centinaia di persone che negli anni si sono rivolte a lui per trovare conforto.
Don Voncina è canonico monsignore. Molte le sue attività nell’ambito della diocesi: amministratore presso la parrocchia San Bartolomeo apostolo a Caresana e presso la parrocchia di Sant’Ulderico a Dolina, aiuto presso le parrocchie dei Santi Ermacora e Fortunato e San Bartolomeo a Barcola, membro della Commissione diocesana Liturgia e Musica, canonico presso il Capitolo della cattedrale di San Giusto, assistente spirituale della Congregazione mariana di Roiano, e membro della Commissione per la promozione degli ordini sacri. Don Bulic è stato catechista e insegnante nelle superiori; laureato in medicina, fa vita molto ritirata; è presente nella parrocchia di Sant’Antonio Taumaturgo.
I sacerdoti si ritroveranno nella chiesa di Roiano sabato per la concelebrazione. Ma non è una novità: i cinque si vedono ogni anno, puntualmente il 29 giugno «per raccontare le nostre fatiche ed esprimere il nostro amore incondizionato alla Chiesa».
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