Trieste, Russo chiude l’epoca delle polemiche dem: «Un vero plebiscito, ora lavorare uniti»
TRIESTE La polemica interna è finita. Qualche puntura resta, ma Francesco Russo soppesa ogni parola dopo che la vittoria di Nicola Zingaretti ne ha fatto il punto di riferimento del Pd in regione. E la possibilità di tornare a proiettarsi sulla scena nazionale non fa ombra al sogno di diventare sindaco di Trieste, tanto che Russo già immagina un think tank da trasformare al momento giusto nella propria lista civica.
Come valuta le primarie?
L’affluenza molto sopra le attese è la vittoria del popolo del centrosinistra. Un plebiscito che ci costringe a lavorare uniti dietro Zingaretti, capo che unisce in una stagione di leadership muscolari e solitarie. Prodi, Veltroni, Letta, Cacciari, Calenda sono tornati dopo la stagione dei cerchi magici.
Il renzismo è archiviato?
Lo hanno chiesto gli elettori.
Che destino per la classe dirigente vicina a Martina?
Risorse importanti che lavoreranno lealmente, come io ho fatto per Renzi, pur essendo amico di Letta.
Ha sentito il neosegretario?
Ci siamo scritti e ho trovato grande consapevolezza della responsabilità.
Per Russo ci sarà un coinvolgimento nazionale?
Non ne abbiamo parlato, ma mesi fa ho proposto a Nicola una scuola di formazione del Pd in ogni città.
L’affluenza vi dà speranza per le prossime elezioni?
Risultato straordinario visto che ci davano per morti. Dalle ultime regionali alla manifestazione antirazzista di Milano, si è aperta una disponibilità che non possiamo deludere.
Come ci si riesce?
Superando le divisioni e l’illusione di modelli novecenteschi cui tornare. Serve un centrosinistra moderno, che metta al centro persone e progetti.
Che ci fa un ex Dc come lei con la sinistra di Zingaretti?
Con Zingaretti c’erano Prodi, Letta, Franceschini e Gentiloni. Oggi possiamo dirci tutti nativi del Pd, misurandoci sui progetti e non sulle appartenenze del passato.
Come interpreterà il ruolo di referente del segretario dopo le tante polemiche col gruppo dirigente locale?
Ho criticato, pagando personalmente, scelte che hanno penalizzato il Pd ma ora comincia una stagione nuova e ci sono tutte le condizioni per lavorare assieme. Spero si ritrovi unità e si è cominciato a farlo con la segreteria unitaria di Cristiano Shaurli.
Esiste una classe dirigente zingarettiana?
La sfida è creare una comunità più larga con nuove intelligenze e nuovi talenti. Investiamo sui giovani e su chi nella società civile lavora per una società solidale e inclusiva.
Intanto lei si è alleato coi “dinosauri” della sinistra del partito, come li definiva…
A Trieste ha votato Zingaretti quasi l’80%. Ci siamo trovati quasi tutti dietro la speranza di un cambiamento. Ma continuo a pensare che il Pd debba lavorare per avere volti nuovi.
Cerca consenso nel centrodestra. Le pare coerente?
È di destra o sinistra lavorare per il Porto vecchio e la Città metropolitana?
È dato candidato sindaco in pectore. Sta già lavorando a una lista civica?
È una scelta lontana, che non dipende solo da me. Intanto serve un luogo dove confrontarsi sui progetti: investimenti cinesi, Porto vecchio, turismo, semplificazione. Persone di qualità sono pronte a discutere su un terreno non di partito.
Anche il sindaco Dipiazza, da cui si dice lei vorrebbe farsi incoronare erede?
Anche Dipiazza, con cui condivido molte battaglie, ma che va aiutato perché troppi nella sua maggioranza frenano i progetti di cui Trieste ha bisogno.
Sembra proprio l’embrione di una lista civica…
Un luogo in cui ripensare la politica come impegno per la comunità.
È pronto a votare la riforma del centrodestra con Trieste Città metropolitana?
Se Trieste sarà messa in condizione di svolgere il ruolo di capitale d’area.
Si presenta come il nuovo, ma è in politica da molto tempo: è una tesi credibile?
Vale ciò che vale per Zingaretti. Conta la voglia di costruire la discontinuità e affrontare sfide nuove senza schemi del passato. In questo spero di avere ancora cartucce da sparare. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo