Trieste Running Festival, tutto sul dietrofront di Fabio Carini dopo la bufera

Critiche all’alt dal governo con Di Maio e Giorgetti. Inchiesta della Fidal. E il patron della manifestazione corregge il tiro
La partenza da Aurisina della mezza maratona del Trieste Running Festival 2018
La partenza da Aurisina della mezza maratona del Trieste Running Festival 2018

TRIESTE Prima una tempesta mediatica in piena regola, poi la clamorosa marcia indietro davanti alle polemiche esacerbate dal clima di campagna elettorale. Trieste torna nell’occhio del ciclone dopo lo stop all’ingaggio degli atleti africani voluto dal Trieste Running Festival, con la dichiarata intenzione di contrastarne lo sfruttamento da parte di manager senza scrupoli. Che si trattasse di un intento sincero o della volontà di ridurre il monte ingaggi con un escamotage a effetto, poco importa a questo punto, tanto più che il battage dei principali organi di informazione e le bordate di centrosinistra e grillini convincono l’organizzatore Fabio Carini a ritrattare in serata.

Trieste Running Festival, Carini fa retromarcia: "Invitiamo anche gli africani"
Fabio Carini con il vincitore della Maratona di Trieste del 2015 (foto Silvano)


«Dopo una provocazione che ha colto nel segno - spiega Carini - contrariamente a quanto comunicato, inviteremo anche atleti africani, come abbiamo fatto con quelli europei, lavorando con quei procuratori che siano in grado di garantire un comportamento trasparente». L’organizzatore ammette di aver sbagliato tempi e modi, ma stigmatizza «le strumentalizzazioni politiche», che sono d’altronde arrivate da una parte e dall’altra.



E così a fiancheggiare per tutto il giorno l’iniziale scelta di Carini c’è solo la Lega e pure con qualche prudenza. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ritiene ad esempio «sbagliato escludere gli atleti africani. Ma attenzione perché il malessere esploso a Trieste nasconde l’ennesimo sfruttamento». Giorgetti parla di «scafisti dello sport» e annuncia l’apertura di un’indagine.

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Sul tema si espone anche la Regione, con il presidente Massimiliano Fedriga che minaccia di querelare gli esponenti Pd per le accuse di razzismo e si complimenta per aver «scoperchiato un vaso di Pandora. Voltandosi dall’altra parte, il Pd non fa altro che difendere come ha fatto con gli scafisti del mare questi scafisti dello sport».



Ma per il M5s le cose stanno diversamente e il vicepremier Luigi Di Maio spiega che «è giusto combattere lo sfruttamento degli atleti, ma non è escludendoli da una gara che si combatte il problema. Anzi, così il problema si aggrava e la vicenda in sé per come sta emergendo rasenta la follia».

La procura della Federazione italiana di atletica leggera ha aperto intanto un fascicolo per valutare eventuali violazioni commesse dagli organizzatori: un passo condiviso anche dal Coni. Come spiega il segretario generale Fabio Pagliara, «la Fidal applica uno ius soli molto avanzato, dove l’uguaglianza e il rispetto sono l’assoluta normalità. Vigileremo, verificando fatti e motivazioni». E bisognerà a questo punto capire quale destino possa avere la diffida inviata dall’Associazione studi giuridici sull’immigrazione agli organizzatori, affinché questi «cessino il comportamento discriminatorio».



E mentre monta la polemica sui social a suon di proposte di boicottaggio dell’evento, i profili di Carini diventano roventi e il dibattito tiene intanto banco a livello nazionale e locale. Il segretario Pd Nicola Zingaretti invita la Lega a «tenere fuori dalla propaganda il mondo dello sport». Debora Serracchiani chiede a Regione e Comune di «correggere il passo falso» e parla di «preoccupante segno di arretramento della civiltà», mentre Carlo Calenda ritiene che «siamo un paese impazzito». E se per l’eurodeputata Isabella De Monte «siamo arrivati alle epurazioni nello sport», il consigliere regionale Furio Honsell vede «un governo regionale che difende una scelta che discrimina gli stranieri». Da sinistra Laura Boldrini bolla come «ridicolo e discriminatorio» l’intento degli organizzatori e Nicola Fratoianni annuncia un’interrogazione parlamentare e paragona il caso al «Mississipi degli anni Cinquanta», chiedendosi «quali denunce siano state fatte in passato dagli organizzatori verso le autorità sportive e giudiziarie» rispetto a casi di sfruttamento. A farsi sentire è pure la Cgil, che col segretario regionale Villiam Pezzetta parla di «scelta assurda e inaccettabile, sfregio per città e regione».

Per il M5s del Fvg, «la questione sollevata è reale, il modo di affrontarla probabilmente non è quello più giusto. Ci chiediamo se non abbia più senso agire direttamente contro i manager che sfruttano gli atleti, senza farne una questione di provenienza dei runner. La sensazione è che si sia voluto strizzare l’occhio a una parte politica (la Lega, ndr) che peraltro era presente in massa alla conferenza stampa». E non manca la polemica fra manifestazioni sportive, con la Maratonina di Udine che in una nota ricorda come «gli atleti africani rappresentano l’eccellenza nella corsa. L’attenzione va focalizzata sugli organizzatori e sulla loro correttezza».

Poi Carini stupisce tutti con la retromarcia: «La mezza maratona è aperta a chiunque e comprendo che non è attraverso l’esclusione che la questione da me sollevata possa essere affrontata. Continuerò la battaglia contro uno sfruttamento inaccettabile e scandaloloso. Ringrazio gli esponenti di governo che hanno riconosciuto l’esistenza del tema».

Al Pd non basta e il segretario regionale Cristiano Shaurli chiede a Fedriga di «interrogarsi sull’errore commesso dall’organizzazione della corsa e dalla Regione che l’ha sostenuta. Di fronte alla mobilitazione dell’opinione pubblica, a rappresentanti nazionali della Lega che parlano chiaramente di errore, con organismi sportivi nazionali che vogliono vederci chiaro, prendersela con il Pd significa non saper fare altro. Non è emarginando che si difendono gli atleti sfruttati, né si colpiscono i presunti manager sfruttatori, di cui si dovrebbero fornire notizie circostanziate. Compito di un amministratore è denunciare le illegalità non piegarle alla propria propaganda». —




 

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