Trieste Running Festival: «Non ingaggiamo africani». Scoppia la polemica, scomunica di Giorgetti

TRIESTE «Nessun atleta africano sarà ingaggiato per la mezza maratona». Basta una frase pronunciata in conferenza stampa dall’organizzatore Fabio Carini per accendere la polemica sul Running Festival di Trieste, in programma dal 2 al 5 maggio. La decisione è motivata dal presidente della Adp Miramar con la volontà di combattere lo sfruttamento dei corridori di colore, ma Carini è allo stesso tempo giornalista della Regione in predicato di essere nominato dal centrodestra direttore dell’agenzia di comunicazione del Consiglio regionale e parla inoltre alla presenza del governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. Il caso diventa nazionale e si attira le immediate accuse di razzismo da parte del Pd.
Una scomunica "eccellente" arriva proprio da un leghista di primo piano. Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza con delega allo sport sulle polemiche scoppiate per il Trieste Running Festival, dichiara: «Sbagliato escludere gli atleti africani. Non è così che si risolvono i problemi. Ma attenzione perché il malessere esploso a Trieste nasconde l'ennesimo sfruttamento, quelli che chiamo gli scafisti dello sport. Aprirò subito un'indagine interna per quanto riguarda le mie competenze. Ascolterò tutte le parti in causa per fare chiarezza».
Il patron della gara podistica triestina spiega successivamente che la sua posizione non ha a che vedere col razzismo: «Alla manifestazione possono iscriversi atleti di qualsiasi nazionalità». Anche africani. Carini spiega: «Quest’anno abbiamo deciso di prendere soltanto atleti europei affinché vengano presi provvedimenti che regolamentino il mercimonio di atleti africani di altissimo valore, che vengono sfruttati. Questa è una cosa che non possiamo più accettare». Secondo Carini, in Italia «troppi organizzatori subiscono pressioni di manager poco seri che sfruttano gli atleti e li propongono a costi bassissimi: ciò va a scapito della loro dignità e danneggia atleti italiani ed europei, che non vengono ingaggiati perché hanno costi di mercato».
Il riferimento è alle spese che le organizzazioni delle manifestazioni sostengono per avere ai nastri di partenza runner di alto profilo e all’atteggiamento dei loro manager, che intascherebbero i cachet dando poco o nulla ai propri rappresentati.
Ma per il Pd si tratta solo di pretesti. Per il segretario regionale Cristiano Shaurli, «con motivazioni che hanno un retrogusto d’ipocrisia, la nostra regione riapre la stagione dell’apartheid nello sport. Si parla di manager senza scrupoli, ma nemmeno si prova a risolvere i problemi accampati, scegliendo di annunciare con becera soddisfazione, con la benedizione del presidente Fedriga e dell’assessore Roberti, una corsa “senza africani” come fosse un vanto. Non so quanto contribuisca la Regione alla manifestazione, ma scommetto che per l’ennesima volta finiremo all’attenzione nazionale per essere la regione più retriva d’Italia».
Il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Russo richiama «l’Alabama del Ku Klux Klan: credo che Trieste meriti di meglio che essere ricordata come la città in cui le istituzioni gettano nei cassonetti le coperte ai clochard e organizzano le mezze maratone monocromatiche». Gli fa eco il consigliere regionale Roberto Cosolini, secondo cui «l’organizzatore dovrebbe citare fatti concreti e imporre un codice etico, vigilandone il rispetto». La segretaria del Pd di Trieste, Laura Famulari, invita a «denunciare i manager disonesti, invece che escludere dalla corsa un intero continente. Nel migliore dei casi siamo a un rimpicciolirsi della manifestazione, nel peggiore le implicazioni si commentano da sé».
Carini risponde in serata alle accuse, dicendo di essere «soddisfatto perché finalmente si parla di una questione arcinota e su cui le federazioni dovrebbero togliersi il prosciutto dagli occhi, smascherando le connivenze a tutti i livelli». Per l’organizzatore «di certo ci sono società e manager che agiscono in modo specchiato, ma molti vogliono atleti che corrano veloce e costino zero, costretti a dormire negli scantinati e senza paga». Carini replica alle polemiche: «Siamo ben oltre l’aver preso un granchio. Creiamo assieme il messaggio più giusto, affinché si smetta di usare tali ragazzi per guadagni facili. Questo messaggio non può non partire da Trieste, città più multiculturale d’Italia».
«Siamo la federazione che applica già uno ius soli molto avanzato, dove l'uguaglianza e il rispetto sono l'assoluta normalità. Vigileremo con la massima attenzione, verificando i fatti e le motivazioni»: sono la parole, affidate ai social, di Fabio Pagliara, segretario generale della Federazione italiana atletica leggera ( Fidal, rispetto alla decisione degli organizzatori di Trieste Running Festival. Pagliara ha anche fatto sapere di aver già chiesto alla sezione Fvg una relazione sull'accaduto e che, «anche su sollecitazione del Coni, in queste settimane si sta lavorando per una «rivisitazione del ruolo degli agenti». Secondo quanto apprende il sito Gazzetta.it, la Procura Federale della Federazione avrebbe aperto un fascicolo sulla decisione degli organizzatori giuliani.
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