Trieste, ruba 2 mila euro al fratello per poi spenderli al gioco
TRIESTE Gli servivano soldi, subito. Perché la malattia del gioco, a certi livelli, è come una droga: l’impulso è irrefrenabile e spinge anche a gesti sconsiderati, come rubare. E poco importa se la vittima del furto è un familiare.
La Procura di Trieste ha chiesto il rinvio a giudizio per un quarantunenne triestino, C.K. le sue iniziali, imputato con l’accusa di aver soffiato il bancomat al fratello per prelevare denaro contante. La somma è di 2 mila euro. L’episodio risale all’ottobre 2016, ma viene a galla ora: chiuse le indagini del pubblico ministero Matteo Tripani, si va verso il processo. L’udienza è programmata per oggi davanti al gup Laura Barresi.
È stato proprio il fratello a sporgere denuncia. Lo ha fatto dalla polizia Ferroviaria, non appena si è accorto dell’ammanco sul proprio conto corrente. «Al termine del mio turno di lavoro - ha riferito la vittima nella sua deposizione agli agenti - mi sono recato allo sportello per effettuare un prelievo. Ho estratto il portafoglio accorgendomi in quel momento che il bancomat non era dove lo avevo lasciato».
L’uomo si è subito allarmato, ma non aveva con sé il numero dell’istituto di credito per bloccare il conto. Quindi, per evitare il peggio, ha chiamato la madre domandandole di provvedere immediatamente.
Il giorno dopo la vittima si è recata in banca per riferire dell’accaduto. In quel momento, con un veloce controllo delle ultime operazioni, ha constatato che il giorno prima qualcuno aveva arraffato 2 mila euro in contanti con quattro prelievi da 500 ciascuno. «Non li ho fatti io», ha raccontato l’uomo, incredulo, all’impiegato che aveva di fronte. «Non ho scritto da nessuna parte il pin perché me lo ricordo a memoria - preciserà nella denuncia alla polizia - e il portafoglio è sempre stato con me durante l’attività lavorativa e durante gli altri momenti della mia giornata. Abito con mia madre - ha sottolineato nel verbale - ma ovviamente non ho alcun dubbio su di lei. Preciso che quella carta la uso raramente anche perché sono titolare di un altro conto. Non so chi possa essere stato».
Gli inquirenti sono risaliti all’autore di quei prelievi passando al setaccio i filmati dei sistemi di video sorveglianza installati nelle vicinanze del bancomat utilizzato dal sospettato per prendere il denaro.
Non c’era alcun dubbio, evidentemente: l’uomo ripreso dalle telecamere nell’orario in cui risultavano i prelievi, era proprio il fratello. La sagoma e la fisionomia che si vedevano dal monitor erano proprio le sue. Una persona che, stando a quanto si apprende, soffre di una forma di ludopatia: è alla continua caccia di soldi da spendere per il gioco e per pagare i debiti.
L’imputato, che come accennato dovrebbe comparire oggi in udienza, è difeso dall’avvocato di fiducia Elisa Cantarutti del Foro di Trieste.
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