Trieste, Rotonda Pancera è in vendita. Una partita da 3 milioni di euro
Il prestigioso edificio neoclassico avrà bisogno di restauri di valore più o meno pari a quello d’acquisto. Pertsch, Bosa, Gatteri le firme dell’800 triestino sull’immobile
Foto BRUNI 05.06.2019 Rotonda Pancera
TRIESTE Da qualche giorno Rotonda Pancera, ritenuto uno dei migliori esempi del neoclassico triestino, sfila sulla passerella del mercato immobiliare a elevata caratura. In attesa che qualche soggetto, debitamente equipaggiato sotto il profilo finanziario, si faccia vivo con l’agenzia incaricata della vendita, Gallery Real Estate in via San Nicolò. Perché il prezzo d’acquisto si aggira sui tre milioni di euro, ma se ne debbono preventivare dai 2 ai 3 ulteriori per l’indispensabile restauro, come del resto tre anni fa aveva dichiarato uno dei proprietari, Giuseppe Franchin.
Un’operazione di recupero ambiziosa, in considerazione anche dei vincoli imposti dalla Soprintendenza: insomma, chi decide di metterci mano, non è libero di disporne a piacimento.
Cosa si può fare per rendere praticabile questa originale forma architettonica situata tra via Venezian e via della Rotonda, a pochi passi dall’Arco di Riccardo e dalla Cittavecchia redenta dagli eurodenari Urban? Abitazioni, come già in un progetto risalente al 2007. Spazi commerciali rivitalizzati al pianoterra che in passato ospitava ristorazione (“Oca giuliva”) e antiquariato (la AAA di Ennio Ursini). Certo, è consigliabile che la delicata entità del dossier venga maneggiata da professionisti del settore o della finanza. Qualità e dimensioni dell’edificio implicano un progetto accurato.
Rotonda Pancera venne disegnata nel primo decennio del XIX secolo da uno dei protagonisti del neoclassico triestino, Matteo Pertsch, su commissione di Domenico de Pancera. Il fondo disagevole, su cui il palazzo è stato costruito, ha costretto il progettista a uno sforzo di adattamento al terreno. Rotonda Pancera è una sorta di riassunto non solo dell’architettura, ma anche dell’arte triestina della prima metà dell’Ottocento, perché ospita sculture di Antonio Bosa e all’interno affreschi attribuiti a Giuseppe Gatteri.
L’edificio si sviluppa su cinque livelli per una superficie lorda di 3900 metri quadrati, calpestabile per 2700 mq. Lo stabile fu abitato da esponenti della massoneria, da Venceslao Pancera a Felice Machlig, per cui è stato sempre accompagnato da una certa aura di mistero. Si fantasticava di corridoi sotterranei, che avrebbero collegato la Rotonda alla chiesa di Santa Maria Maggiore officiata dai Gesuiti: previa verifica, si sono rivelate leggende più o meno metropolitane. È invece vero che sulla facciata sono leggibili simboli che richiamano la frequentazione di logge. Ed è altrettanto vero che i liberi muratori si davano appuntamento in una sala sotterranea. Chissà quanto queste suggestioni influiscano sui gusti degli immobiliaristi. —
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