Trieste, rivoluzione al Teatro Verdi: il palco si allunga e prende posto in platea
TRIESTE Il palco allungato negli ultimi giorni, per mantenere i distanziamenti anche con formazioni musicali numerose, grazie allo spostamento momentaneo di una serie di sedie centrali della platea. Spazi ripensati per ospitare il grande coro, sempre nel rispetto delle misure anti Covid previste, e poi piccoli ma indispensabili accorgimenti legati all'emergenza sanitaria, come i tappetini che assorbono la saliva e la condensa degli strumenti a fiato.
Il teatro Verdi di Trieste va avanti, nonostante per il settore ancora non si veda uno spiraglio di ripresa con il pubblico in presenza o un possibile ritorno alle consuete stagioni che ogni anno riempivano la sala principale. L’attività continua sul web, tra concerti e dirette online, mentre all’interno l’edificio si modifica, in base alle esigenze.
Ma entrando l’atmosfera è surreale. Gli ambienti enormi sono vuoti e silenziosi, i corridoi bui, niente cartelloni all’ingresso e porta sbarrata agli spettatori, anche a chi visitava lo storico edificio con i tour guidati, annullati ormai dallo scorso anno. «L’ultimo cambiamento in ordine di tempo riguarda il palco - mostra il direttore generale della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi, Antonio Tasca - che è stato modificato in questi giorni, con un avanzamento di tre metri verso la platea, dove le sedie, che al momento non servono, sono state spostate. Questo consente di accogliere un numero maggiore di musicisti per prove e concerti a porte chiuse. La nuova struttura è stata realizzata in casa, grazie ai tecnici che operano nei nostri laboratori, ed è funzionale soprattutto ai distanziamenti richiesti, considerando, ad esempio, che tra il direttore d’orchestra e i primi musicisti ci devono essere almeno due metri». Salendo direttamente sul palco ecco i tanti plexiglass, posizionati davanti al leggio di ogni musicista.
E poi c’è la sezione dei fiati, anche qui con l’introduzione di una novità studiata per contenere al massimo i contagi. «Un sacchetto nero, collocato a terra - spiega sempre Tasca - che all’interno è dotato di un tappetino assorbente. Serve a contenere la saliva e la condensa che si forma all’interno degli strumenti musicali. Tutto poi viene sigillato e rimosso ogni volta». L’ultima parte del palco è riservata al coro, anche qui le sedie sono state spostate e allontanate una dall’altra. Una soluzione che consente al teatro di continuare con l’attività che, a pieno regime, vede, nel dettaglio, 50 persone nel coro e 70 nell’orchestra.
La notizia delle modifiche strutturali apportate di recente è stata pubblicata sui social dal teatro, annunciando anche novità che verranno svelate tra poco: «In questi giorni - si legge su Facebook - i tecnici della Fondazione sono impegnati nei lavori di ampliamento del palcoscenico per l’attività che a breve presenteremo. Ce la stiamo mettendo tutta perché lo spettacolo continui, seguiteci!».
I prossimi impegni saranno illustrati quindi tra pochi giorni. «Anche se chiusi al pubblico, ci consola - aggiunge Tasca - il successo riscontrato dalla programmazione online. Sia il concerto di Capodanno, sia “Pierino e il lupo” sono stati replicati più volte su Telequattro, su richiesta della gente, che voleva rivedere gli spettacoli. Questo ci fa capire l’attaccamento dei triestini, e non solo, al nostro teatro, e anche l’apprezzamento verso tutto ciò che è stato prodotto finora. E questa manifestazione d’affetto non può che farci un enorme piacere. Ci fa guardare con positività al futuro, sperando di tornare presto alla normalità». —
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