Trieste, rivolta contro lo stop a spritz e infradito
TRIESTE Santi Terranova, segretario e direttore generale del Comune, sperava che l’aggiornamento del Codice comportamentale municipale, con alcuni contenuti un po’ osé, potesse suscitare un ampio dibattito. Abbigliamento, alcol, fumo, regali, parentele, ecc. verboten. Un auspicio quello di Terranova ascoltato e rispettato.
Perlomeno da parte dei sindacati, che hanno preso in parola l’invito segretariale. Al giudizio negativo espresso sul tamburo dall’esponente cislino Walter Giani, ha fatto seguito un’ulteriore, aspra presa di posizione da parte delle altre sigle, posizione pubblicamente espressa martedì mattina da Cgil, Uil, Cisal.
Se ne rende interprete Rossana Giacaz, responsabile della funzione pubblica per la Cgil triestina. Un’interprete vivacemente critica: «Quella che emerge dall’aggiornamento del Codice è una rappresentazione grottesca del dipendente comunale. Che, stando a questa vignetta, trascorrerebbe il suo tempo sul posto di lavoro con l’infradito, con la cicca e con la birretta». «Incomprensibile l’enfasi indisponente - prosegue Rossana Giacaz - che permea il documento: ogni ente pubblico ha questo tipo di codice, che però nulla ha a che vedere con vestiario e bevande. Non è un atto degno di un segretario generale».
Ma perchè, a giudizio del sindacato, questa accentuazione disciplinare? «Tanto per cominciare, non c’è alcuna occorrenza di questo giro di vite, perchè compete al contratto nazionale intervenire sulle questioni di carattere disciplinare». «Noi pensiamo - insiste la Giacaz - che il Comune voglia semplicemente mostrare di far qualcosa. Uffici civici? Asili nido? Scuole materne? Welfare? Ci sono tante cose da sistemare, ma si fa prima a gettare fumo negli occhi all’opinione pubblica, buttandole in pasto il colpevole, il “comunale” reprobo». Ai sindacati non piace la “caricatura”, disegnata dal nuovo Codice, e così preparano una risposta a tutto campo. Lunedì mattina alle 8.30 parte la mobilitazione con l’assemblea generale dei comunali nella sede del Cral alla Stazione marittima. Si presenteranno osservazioni al testo, che presenta molti aspetti «non pertinenti o addirittura illegittimi».
Poi attenzione alle sedute del Consiglio comunale, perchè potrebbe esserci - lascia capire Rossana Giacaz - spettacoli extra-cartellone. «Se i dipendenti comunali non possono bere, fumare, girare in ciabatte, comincino i pubblici amministratori a dare l’esempio», preannuncia tra il serio e il faceto la sindacalista cigiellina.
Linea condivisa dal collega della Uil Christian Schiraldi. «Il testo base risaliva ad appena due anni fa, c’era già bisogno di aggiornarlo? Non ci sono priorità più cogenti nell’agenda della Giunta?». Tra l’altro ai 2500 dipendenti direttamente interessati al Codice, si aggiugono non meno di 1500 persone coinvolte per appalti, concessioni, convenzioni, affidamenti: su questi - si chiede Schiraldi - chi vigilerà? E quanti di questi lavoratori sono a conoscenza delle regole volute da Terranova?». «Chiederemo agli amministratori (giunta e consiglieri, ndr) - scrive Schiraldi - un’adesione volontaria a mo’ di buon esempio»: il sottinteso polemico riguarda il fatto che assessori e consiglieri sono legibus soluti rispetto alle disposizioni terranoviane.
Anche gli autonomi di Cisal-Alpis non ci stanno. E lo dicono per il tramite di Marino Chermaz: «Le situazioni “patologiche” dal punto di vista disciplinare riguardano poche unità su 2500 dipendenti. Che bisogno c’è allora di coinvolgere migliaie di persone per un numero limitato di casi? Significa che non si ha la capacità di gestirli».
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