Trieste, ripartita la linea superstite della Burgo

Azienda e sindacati a confronto per riorganizzare lo stabilimento dove il 1º febbraio scatterà il contratto di solidarietà
Una recente protesta dei lavoratori della Burgo di Duino
Una recente protesta dei lavoratori della Burgo di Duino

Dal 2 gennaio i lavori preparatori, poi tra il 3 e il 4 l’impianto superstite, denominato “linea 3”, è ripartito dopo la sosta festiva iniziata il 23 dicembre: la Cartiera del Timavo, inserita nel gruppo Burgo, ha così voltato un’altra pagina nei 59 anni della sua “biografia” industriale, iniziata nel 1957.

Con un forte quanto elementare auspicio: che il 2016 possa essere meglio di un drammatico 2015. Dopo la disattivazione della “linea 2”, la “linea 3” è rimasta l’unica a funzionare e a sfornare quel “patinatino” sempre meno consumato dall’editoria. Il prodotto ha ancora una buona clientela, come Mondadori o come il catalogo Ikea, ma le quantità richieste non sono più quelle di una volta.

L’attività è ripresa, per la durata del mese corrente, senza ricorrere a cassa integrazione. Gennaio potrebbe essere utilizzato per formare il personale che dovrà passare dalla dismessa “linea 2” ad altre mansioni. Il contratto di solidarietà, frutto del faticato accordo raggiunto nella notte tra giovedì 17 e venerdì 18 dicembre nella sede confindustriale di Vicenza, scatterà a partire da lunedì 1° febbraio. Ma l’entrata in vigore della solidarietà necessita di una radicale riorganizzazione e martedì 12 gennaio le rappresentanze sindacali aziendali riprenderanno l’attività per preparare il confronto con la direzione di stabilimento.

Perchè nei prossimi venti giorni bisogna reinventarsi il nuovo “bioritmo” di fabbrica, dove 370 persone, in attesa della riconversione produttiva, dovranno alternarsi al lavoro. Come ricorda Mauro Benvenuto, esponente aziendale della Cisl, sono 129 gli esuberi dichiarati: per cui si passerà dall’attuale assetto operativo, che consiste in 4 squadre e mezzo su otto ore lavorative, a quello calibrato su 9 squadre per sei ore. Quattro giornate in fabbrica e cinque a casa. Di fatto si lavorerà al 50% dell’organico.

E sarà così finchè non comincerà il decollo di una riconversione i cui contenuti sono in realtà ancora tutti da definire: Burgo ha garantito che entro marzo presenterà un progetto, che dovrebbe puntare sul cartoncino da imballaggio. L’investimento previsto viaggerà tra i 25 e i 30 milioni, ma non è ancora chiaro quanto ci metterà la Regione Fvg e a quanto ammonterà la quota della Burgo.

I sindacati sperano che le nuove produzioni inizino il “rodaggio” il prima possibile, per consentire il lavoro a un maggior numero possibile di addetti. Al momento è difficile dire quando, commenta Benvenuto, perchè Burgo, oltre che alla produzione, deve pensare anche al mercato. Certo, muovere i primi passi tra l’estate e l’autunno di quest’anno sarebbe sicuramente incoraggiante. Il regime di solidarietà si protrarrà per un biennio e scadrà quindi a febbraio 2018. Durante questo periodo i dipendenti dello stabilimento percepiranno un salario decurtato, tra i tagli al salario base e soprattutto quelli all’accordo integrativo, per più del 20%.

Con la firma notturna del 18 dicembre è terminato un incubo durato per buona parte dello scorso autunno. Ai primi di novembre Burgo aveva deciso la chiusura della “linea 2” e la mobilità per 153 dipendenti. Si era allora acceso un serrato confronto con tavoli negoziali aperti sia in Regione che al ministero dello Sviluppo Economico. La vertenza aveva sterzato nella giusta direzione giovedì 26 novembre, quando in sede ministeriale il gruppo cartario si era orientato a favore della riconversione produttiva e della solidarietà contrattuale. Era quindi ripartita la trattativa tra le parti sociali che il 18 dicembre aveva trovato il suo esito: l’integrativo veniva salvato per il 50% e trasformato in “premio di sostenilibità industriale”, il turno scendeva da 8 a 6 ore, i buoni pasto avrebbero sostituito il servizio mensa.

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