Trieste: rinato l’Ospedale militare, pronto a ottobre
Gli studenti universitari che a partire da ottobre, avendo diritto per buoni voti e per reddito, entreranno ad abitare nelle 170 stanze “con vista” singole o doppie dotate di angolo cottura, anticamera e proprio bagno, distribuite su 14 mila metri quadrati, con finestre che catturano tutta la luce di Trieste e ne incorniciano tutto il panorama dalle colline al mare, saranno i primi abitanti, e le sentinelle, di una delle più straordinarie (e sofferte) ristrutturazioni che la città è riuscita a portare a termine, in questo caso con “antichi” finanziamenti del ministero dell’Università. Nell’ex Ospedale militare di via Fabio Severo costruito sotto l’Austria tra 1856 e 1862 (quasi al tempo dell’ospedale Maggiore a cui per certi tratti somiglia, e senz’altro per i muri possenti larghi un metro ), che prossimamente sarà quel tanto desiderato campus, con un progetto che risale già alla fine degli anni Novanta, l’inaugurazione del primo lotto è fissata per la fine di questo mese: si stanno portando a finitura le ultime cose e squadre di operai lavorano in tutti i piani mentre già si vedono, pronte, le stanze-appartamento degli studenti, gli enormi spazi comuni accessibili in bianca successione l’uno dopo l’altro, e la chiesetta gotica in parte affrescata della “Casa del capitano”, che affaccia su via Fabio Severo, ed è ancora in mano ai restauratori. E più su c’è un sottotetto a mansarda con tetto a travi, finestre a crociera e nuovi lucernari: un loft, raggiungibile con ascensore anche in via diretta. Tra un palazzo e l’altro terrazzamenti con giardino, un giardino rotondo fra i due maxi-complessi del lato frontale (sale) e del retro (stanze) già dipinti in “giallo impero” dove spiccano due corpi a forma altrettanto tonda, che creano un «abitare rotondo». Nei muraglioni di contenimento verranno realizzati parcheggi coperti per motorini e di lato stazioneranno in parcheggio almeno 100 automobili.
Ecco, è finita. È dal 1980 che quello non è più un ospedale militare (conteneva 600 letti), appena nel 1998 il castelletto neogotico firmato dall’architetto Luigi Buzzi viene concesso dal ministero delle Finanze in comodato gratuito e perpetuo all’Università di Trieste, che lo sta ristrutturando dal 2008 con alterne sfortune di cantiere e che certamente lo deve finire entro quest’anno. Lo visitiamo per la prima volta con la guida di Giovanni Fraziano, architetto già preside della facoltà che ora è il delegato del rettore Maurizio Fermeglia per l’edilizia universitaria.
«In tutto ci saranno 151 stanze singole, 12 doppie e 24 attrezzate per disabili, se si riempiranno tutti i quasi 200 posti con gli studenti bene - dice Fraziano -, altrimenti si potrebbe pensare di destinarne una decina a foresteria». Nella “Casa del capitano” all’ingresso saranno allestiti la reception e il bar (già pronte le sedute in cemento lungo la parete) oltre che molte sale per lettura, musica o altro. Ma gli spazi “multiuso” sono tanti e tanto vasti, che l’idea è di aprirli molto alla città «perché il campus non sarà un dormitorio - prosegue l’architetto -, ma un luogo sociale, vivo».
Il restauro è filologico, le travi sono state restaurate, le scale rimangono quelle originali in pietra con balaustre in ferro battuto, anche gli spazi comuni sono sorretti da eleganti colonnine in metallo, e la cappella neogotica al secondo piano preceduta sulle scale da balaustre in rilievo e dipinte è una affascinante “Sainte Chapelle” in miniatura con soffitti a crociera e portali in legno. Nell’abside un cielo stellato e sulla parete di fondo decorazioni ad affresco che riproducono il simbolo del “nodo”ripreso dall’arte tessile «ma anche uno degli archetipi del linguaggio architettonico» nota Fraziano. Aria calda d’inverno e raffreddata d’estate, impianti autonomi per la misurazione dei consumi, rete wi-fi, tetti con “cappotto” termico e rete tecnologica «cui in ogni momento si potranno aggiungere sistemi più evoluti senza dover spaccare tutto» completano scheletro e arterie del nuovo innestato sul vecchio.
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