Trieste: “riemergono” i masegni in via Milano
Le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni. Quelle di Trieste sono lastricate di masegni. Più o meno buoni. I lavori dell’AcegasAps hanno portato alla luce in questi giorni dei “bellissimi” masegni in via Milano. «In via Milano e in Valdirivo ci sono sicuramente dei masegni», certifica l’assessore ai Lavori pubblici Andrea Dapretto. Che spuntino non è una novità. «Sono state sostituite delle condotte dall’AcegasAps. Lo scavo dovrebbe essere chiuso in questi giorni con la ricollocazione dei masegni al loro posto. Entro la settimana ci dovrebbe essere la riasfaltatura». Il sopralluogo del Comune, effettuato lunedì, non ha riscontrato alcuna anomalia. Tutto a regola d’arte. I masegni, spuntati in via Milano, torneranno al suo posto sotto un manto nero di asfalto. Come i Fori Imperiali a Roma. «Dov’erano, com’erano», assicura l’assessore Andrea Dapretto. Levati e rimessi. «Così restano integri. Rimangono protetti lì sotto». Non finiranno in discarica (come è capitato in passato) e neppure a pavimentare qualche villa in Friuli. E neppure nei magazzini di Altura e Giarizzole (dove riposano 450metri quadrati di masegni “buoni”). «Saranno sicuramente belli, non ho dubbi - aggiunge l’assessore Dapretto -. Ma oggi con le risorse che abbiamo non possiamo fare nulla. L’unica cosa, perché rimangano intatti, è lasciarli dove stanno. Si conservano meglio. In attesa di tempi migliori. Ovvero di future riqualificazioni». Che non è detto che arriveranno mai per via Milano e via Valdirivo per le quali non è prevista alcuna pedonalizzazione.
L’idea di riportare a masegni via Milano? Impossibile. Impensabile. «Via Milano è una strada di grande scorrimento - aggiunge l’assessore -. Inoltre in questo momento non ci sono le risorse per riqualificarle in qual senso. Ci vogliono troppi soldi a partire dal deflusso delle acque meteoriche ai marciapiedi da rifare. Quella esistente sotto l’asfalto non è una pavimentazione integra. I masegni ci sono, ma solo in una percentuale. I lavori che si sono susseguiti nelle varie epoche hanno fatto sicuramente dei danni. Gli scavi fognari fatti negli anni Settanta non avevano grande rispetto dei masegni. L’unica cosa che oggi viene garantita, nel caso di lavori come quelli di AcegasAps, è la preservazione dei masegni».
Masegni o non masegni? Questo è il problema. «È uno dei grandi temi della città insieme la Ferriera», dice Dapretto coniando una battuta. Esiste anche un comitato, il Cosapu di Bruno Cavicchioli, nato proprio sulla salvaguardia dei masegni. «Quello del riutilizzo dei masegni è un tema antico - ripete Dapretto -. In consiglio comunale passano mozioni uguali e contrapposte. Di recente ne è stata approvato una che ci chiede di non usare i masegni nelle zone pedonali perché creano problemi a chi ha difficoltà motorie e deve muoversi con le carrozzine. È un tema che ha una doppia faccia». E quindi? «C’è la necessità di trovare un corretto punto di equilibrio tra la conservazione e la funzionalità della città». I prossimi masegni dovrebbe essere quelli che, superata la fase del patto si stabilità (che sta bloccando tutto o quasi) rispunteranno lungo le sponde del Canale di Ponterosso dove è stato spostato il residuo dei piani Pursst (un milione e 166mila euro). Difficile, invece, pensare a un ritrovo dei masegni nelle zone di traffico urbano visto che la circolazione delle carrozze si è estinta un secolo fa. «Dove abbiamo tentato di mantenerli in presenza di traffico siamo andati incontro a problemi enormi di manutenzione e di durata dei masegni. Basta vedere l’esempio di Piazza Venezia. Nonostante non passino più gli autobus abbiamo necessità di manutenzione quasi continua. Queste lastre, nonostante che se ne dica, alla fine si rompono. Non sono pavimentazioni studiate per il traffico odierno. Ed è il problema per cui a piazza Venezia non può riportare il capolinea della 10 nonostante le pressanti richieste». Ma qual è sarebbe il giusto equilibrio? Il modello c’è. «L’intervento che è stato fatto in via Diaz, attorno al Revoltella, lasciando una pavimentazione più liscia attorno agli edifici, è un buon compromesso. Lo stesso comitato li considera come interventi soddisfacenti». L’orientamento è quello, insomma. Senza estremismi. Altrimenti si arriva ai paradossi come quello di piazza Venezia che, a causa dei masegni, ha perso il bus.
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