Trieste, riapre al culto la cappella della chiesetta di Cavana
TRIESTE Dopo sei anni di cantiere si sono conclusi i lavori della cappella della “Madre della Riconciliazione”, all’interno di quella che fu la chiesa dei santi Sebastiano e Rocco. Verrà inaugurata ufficialmente il prossimo 25 marzo, festa dell’Annunciazione di Gesù a Maria.
La lunga gestazione del restauro dell’intero complesso che, oltre al luogo sacro, comprende anche sei monolocali nell’immobile adiacente, è dipesa da più fattori. Da una parte la ricerca di fondi e dall’altra, in corso d’opera, il ritrovamento di una complessa sequenza di edifici di epoca medievale, probabilmente a destinazione residenziale, immediatamente al di sotto delle quote pavimentali dell’edificato attuale, d’origine seicentesca.
L’intero intervento di riqualificazione dei due immobili – con circa quattro milioni di euro, saldati con contributi straordinari della Conferenza episcopale italiana – porta alla luce anche la cappella, che si trova sopra il foro commerciale occupato dalla catena di profumi “Il Tulipano” e che riporta anche la firma di Oleg Supereco, 47 anni, pittore russo contemporaneo di fama internazionale. L’autore, che ha operato anche nella cattedrale di Noto, in Sicilia, ha realizzato dieci dipinti a olio su tela, alcuni di notevoli dimensioni, che illustrano episodi cruciali della vita di Gesù.
All’interno della pala d’altare principale è stata inserito anche il quadro della Madonna Addolorata, cui l’allora vescovo di Trieste e Capodistria Antonio Santin aveva rivolto una preghiera nel 1945 affinché la città non fosse distrutta durante la Seconda guerra mondiale dagli eventi bellici in corso. Da quel voto alla Madonna Addolorata venne costruito, successivamente, il tempio mariano di Monte Grisa.
Sotto la direzione lavori dell’architetto Eugenio Meli (che è subentrato ad altri due professionisti) nella sala, che deve essere ancora consacrata ma dove il vescovo Giampaolo Crepaldi ha già fatto la sua prima preghiera, hanno lavorato anche artigiani come i marmisti della scuola di San Daniele e l’impresa edile Rosso costruzioni. La sala accoglie otto banconi e sullo stesso piano è stato anche ricavato un mini alloggio per il rettore.
Proprio per ridare vita a questa realtà nel 2011 la Curia acquistò dal Comune per 325 mila euro la chiesetta di San Sebastiano, ormai sconsacrata. I primi cenni di un tempio religioso risalgono addirittura al 1365. La storia vuole che si parli anche di templari e fantasmi.
La chiesetta sorse per desiderio testamentario del vescovo triestino Nicolò Aldegardis, che nel 1447 auspicò la costruzione di una chiesa dedicata a san Sebastiano. Solo dopo la fine della diffusione della peste di metà ’500 l’edificio venne dedicato anche a San Rocco, protettore del morbo. Diventa proprietà privata sul finire del ’700. Nel 1951 viene ceduto al Comune con un atto di donazione, congiuntamente all’edificio adiacente, palazzetto Leo, con una precisa destinazione d’uso: riconsacrazione e ripristino del culto cattolico.—
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