Trieste, racket delle elemosine in stazione: un arrestato

Uno slovacco gestiva l’accattonaggio e si faceva pagare il “pizzo” e l’affitto per i vagoni occupati abusivamente
Silvano Trieste 14/02/2012 Carabinieri alla Stazione dei treni di Trieste
Silvano Trieste 14/02/2012 Carabinieri alla Stazione dei treni di Trieste

 

Il pizzo era di 80 euro al giorno. Ma a volte era arrivato a chiederne anche 140. Soldi delle elemosine raccolti da un senzatetto slovacco nei pressi della stazione. Li riceveva in cambio della protezione un suo connazionale, Miroslav Cibula, 48 anni. Che se non era soddisfatto passava alle vie di fatto picchiando selvaggiamente il «dipendente».

Ieri mattina Miroslav Cibula è stato arrestato dai carabinieri di Aurisina che gli hanno notificato un ordine di custodia cautelare richiesto dal pm Federico Frezza al gip Enzo Truncellito. L’accusa è estorsione, minacce e lesioni. Ma anche di riduzione in schiavitù.

Ma quello accaduto non è stato un caso isolato. Lo stesso pm Frezza proprio sulla base delle risultanze delle indagini ha infatti il fondato sospetto che l’uomo abbia gestito per anni un vero e proprio racket dei mendicanti slovacchi che chiedono l’elemosina in stazione e anche nelle zone del centro cittadino. Infatti, un testimone ha riferito ai carabinieri nel corso delle indagini: «queste persone sono sfruttate da Cibula che da anni a Trieste si occupa del racket degli slovacchi. Se qualche mendicante non gli porta a fine giornata il guadagno che ha richiesto, non esita a schiaffeggiarlo».

Miroskav Cibula è stato ammanettato proprio mentre stava punendo il suo dipendente. I carabinieri - che lo tenevano d’occhio da qualche giorno - hanno assistito alla scena in cui pretendeva con tono minaccioso la consegna del ricavato dalla questua. L’altro alla fine gli ha consegnato la somma di 40 euro. «Tutto quello che sono riuscito a raccogliere», gli ha detto. A questo punto il capo gli ha piazzato un pugno in faccia e gli ha detto: «Non bastano, devi portarmi almeno 80 euro». Quanto accaduto sotto gli occhi dei carabinieri (ai quali la vittima si era rivolto) è stato la fotocopia di un altro episodio avvenuto l’8 febbraio. Quel giorno Cibula si era fatto consegnare dal suo “dipendente” la somma di 70 euro. E anche in quel caso lo aveva prima picchiato minacciandolo poi di ammazzarlo di botte se non avesse guadagnato di più. L’arresto del capo del racket dei mendicanti slovacchi è la diretta conseguenza della denuncia presentata dalla vittima pochi giorni fa ai carabinieri di Aurisina. La vittima ha 51 anni, un passato da piccolo imprenditore, poi caduto in miseria Nel 2006 l’uomo - che percepisce tuttora una pensione sociale slovacca di 260 euro - era stato convinto da un suo connazionale, appunto Miroslav Cibula, di trasferirsi a Trieste, con la prospettiva di vivere condizioni migliori, ma ben presto tale proposta si è tramutata in una persecuzione senza fine. Ha subito ogni giorno minacce e violenze per fargli consegnare i proventi giornalieri dell’elemosina, che non dovevano essere appunto mai inferiori a 80 euro.

In cambio mendicante riceveva dal suo “sfruttatore” solamente un panino e un caffè come pasto e un pacchetto di sigarette al giorno, nonché “il permesso” di poter trascorrere le notti all’interno di vagoni abbandonati presso la stazione ferroviaria di Trieste, previa consegna da parte della vittima di un’ ulteriore somma di 160 euro al mese mensili. A questo punto sono partiti le indagini e i controlli in stazione e poi, inevitabile, è scattato l’arresto. Proprio al momento della consegna del pizzo.

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