Trieste, quelle strane scritte sbiadite che identificavano le uscite dei rifugi antiaerei
TRIESTE Scomparirà a breve una delle ultime tracce del coinvolgimento di Trieste nei bombardamenti della seconda guerra mondiale: la scritta nera U.S., dipinta in campo bianco e circondata di rosso, che campeggia sulla facciata principale dell’immobile di via Segantini 16 e che indicava, con una freccia che punta verso il basso, la presenza in loco dei rifugi antiaerei. È iniziato in questi giorni, a cura del gruppo Taboga, azienda di Mortegliano specializzata nel settore delle ristrutturazioni, per la direzione dei lavori dell’architetto triestino Enrico Torlo, l’intervento di manutenzione delle facciate e del tetto dell’edificio, destinato a cancellare la sigla e la figura nella quale è inserita.
Durante la seconda guerra mondiale, sui muri delle città italiane furono dipinti molti segnali distintivi per la protezione antiaerea. Erano simboli con frecce e lettere destinati a indirizzare la popolazione civile verso i rifugi, durante i bombardamenti aerei, e ad aiutare l’opera delle squadre di soccorso, con la rapida individuazione delle uscite di sicurezza dei rifugi e degli attacchi per gli idranti. Nello specifico caso dell’immobile di via Segantini, la sigla U.S. stava a indicare l’uscita di sicurezza dal rifugio. La lettera più ricorrente era la R, che stava a indicare ricovero o rifugio, sia su campo bianco sia nero, spesso inserita in una freccia. Alla sigla U.S. dell’uscita di sicurezza talvolta si aggiungeva una C, che indicava “in corte”.
I punti in cui erano presenti gli idranti, in realtà bocchette dell’acqua poste rasoterra e chiuse da tombini, erano segnalati dalla lettera I nera dentro a un cerchio. A Genova e Parma si utilizzava anche la F, forse derivante da “feuerloscher”, per segnalare un estintore in tedesco. A Roma era usata la S, probabilmente per indicare un ricovero sotterraneo o in scantinato. A Trieste, di scritte U.S. ce ne sono anche altre, ancor più nitide, per esempio in via Tiepolo, vicina a via Segantini. A segnalare la prossima scomparsa della sigla è stato un turista lombardo, proveniente da Seregno, Roberto Mauri, che da anni frequenta Trieste nei mesi estivi e che, passeggiando nella zona, è rimasto colpito dalla sigla dipinta sul muro. «In Lombardia non ne ho mai trovate di simili – ha detto – ed è un vero peccato che questa testimonianza vada persa, perché si tratta pur sempre di elementi storici». In Italia è operativa in questo campo la rete “Bunker e Rifugi Antiaerei”, che tempo fa ha avviato un censimento, con l’obiettivo di dare vita a un Atlante nazionale dei segnali distintivi per la protezione antiaerea. L’aspirazione è quella di poter documentare e salvaguardare i simboli e le scritte ancora presenti, sensibilizzando le istituzioni pubbliche e i proprietari degli stabili alla loro tutela. Non sembra essere questo il caso di via Segantini, dove le impalcature sono state alzate, coprendo anche la parte della facciata sulla quale è impressa la sigla. Salvare la scritta implicherebbe un lavoro in più, con relativi costi.
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