Trieste punta su megacontainer e crociere

Dopo gli anni della stagnazione nel 2015 si spera nella ripresa. Francesco Parisi: in crescita l’intermodalità ferroviaria
Silvano Trieste 07/03/2014 Visita al Molo VI, delegazione Francesco Parisi
Silvano Trieste 07/03/2014 Visita al Molo VI, delegazione Francesco Parisi

SILVIO MARANZANA. Il porto di Trieste intravede nei prossimi mesi la possibilità di un reale decollo dopo i dati contraddittori dell’anno scorso che hanno creato anche scosse negative nel settore della logistica. I record limati in positivo della movimentazione dei teu (506mila complessivamente di cui 487mila al Molo Settimo) e del greggio alla Siot si sono situati su un panorama di sostanziale tenuta complessiva che attende però il colpo d’ala nel 2015 con l’arrivo delle meganavi nei settori dei container e delle crociere per trainare finalmente l’intera economia della città e della regione. Un esempio sintomatico in questo senso è il bilancio che traccia Francesco Parisi, presidente dell’omonima storica casa di spedizioni convertitosi di recente anche al ruolo di terminalista sul Molo Sesto dov’è riuscito in pochi anni a creare un notevole volume di traffico. «Sul fronte marittimo le nostre movimentazioni però nel 2014 sono calate del 19% - spiega Parisi - e siamo scesi da 89mila a 65mila semirimorchi. Alla nostra banchina continuano ad arrivare i tre tranghetti settimanali da Haydarpasa (uno dei porti di Istanbul, ndr.) ma abbiamo perso sia le due toccate settimanali che faceva la Un ro-ro trasferitasi in toto in riva Traiana dopo aver acquisito la maggioranza di quel terminal, che il traghetto della Adriaferries da Durazzo passato, dato che noi non possiamo movimentare passeggeri, allo Scalo Legnami dove l’Authority ha finanziato il riadattamento della banchina».

Non traffico perso a vantaggio di altri scali, ma concorrenzialità nell’ambito dello stesso porto di Trieste, a sinonimo di una certa vivacità. A fronte di ciò infatti sia per la Emt, società terminalista della Parisi, che per Trieste nel complesso, c’è un altro dato interessante e rigaurda la crescita dell’intermodalità ferroviaria. «Su questo versante - aggiunge Parisi - i semirimorchi trasportati sono passati in un anno da 53mila a 68mila 500 perché vengono utilizzati i nostri treni anche per merci sbarcate dai traghetti della Minoan o da quelli turchi provenienti da Cesme e da Izmir e che utilizzano gli ormeggi alla radice del Molo Settimo. Attualmente operiamo 62 treni alla settimana».

La crescita dell’intermodalità ferroviaria (un nuovo servizio è stato annunciato proprio in questi giorni dal Molo Settimo alla volta di Bologna) è un dato comune a più terminal portuali. Ma solo la prossima privatizzazione della società Adriafer, che quest’anno finalmente dovrebbe venir portata a termine, con la conseguente abolizione della doppia manovra che oggi fa lievitare tempi e costi, come sottolinea lo stesso Parisi, permetterà il salto definitivo. Anche perché da metà febbraio, la città sarà per la prima volta servita da tre servizi settimanali transoceanici con portacontainer gigantesche, anche da 10mila teu, in particolare utilizzate dalla nuova alleanza 2M che vede in joint venture le due compagnie leader del settore: la danese Maersk e la svizzera Msc.

La Parisi è anche coinvolta nella cordata che ha vinto l’appalto per la realizzazione della Piattaforma logistica, da realizzare tra lo Scalo Legnami e la banchina della Ferriera. Dopo la posa simbolica della prima pietra, i lavori, da parte dell’impresa friulana Icop, devono ora effettivamente partire. «Non mi pare vi siano intoppi nell’iter - sottolinea Parisi - ma noi attendiamo anche il via libera per abbattere l’ultimo vecchio magazzino che ostacola le movimentazioni sul Molo Sesto». La fase di transizione all’Autorità portuale con il mandato di Marina Monassi scaduto e l’attesa per l’insediamento del commissario Zeno D’Agostino ha frenato la soluzione di alcuni problemi. L’ampliamento dell’Unione europea e l’embargo con la Russia si sono invece ripercossi negativamente sul mondo degli spedizionieri. Tre aziende, Tergestea, Cossutta e Effe Erre, hanno chiuso. «Anche la nostra casa di spedizioni avverte una fase di stagnazione - specifica Parisi - con l’euro deprezzato rispetto al dollaro alcuni traffici però dovrebbero riprendere».

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