Trieste “proibita” per l’avvocato-pistolero

De Luca, protagonista della sparatoria alla Costa dei Barbari, non è più ai domiciliari. Ha però l’obbligo di dimora a Foggia
Lasorte Trieste 10/03/19 - Costiera, Parcheggio Costa dei Barbari
Lasorte Trieste 10/03/19 - Costiera, Parcheggio Costa dei Barbari

TRIESTE. Dovrà stare alla larga da Trieste il “pistolero” della Costa dei Barbari indagato dalla Procura per tentato omicidio. Il quarantatreenne Giuseppe De Luca, l’avvocato pugliese che un mese fa, in piena notte, aveva sparato cinque colpi contro la vettura di un camionista croato rischiando di ucciderlo, ha ricevuto infatti dal gip Luigi Dainotti un provvedimento di obbligo di dimora nel territorio provinciale in cui risiede: Foggia. Da lì non potrà muoversi. Il provvedimento sostituisce così la misura cautelare dei domiciliari disposta nelle scorse settimane dopo l’incarcerazione al Coroneo.

De Luca finisce ai domiciliari E ritratta: «Il mio era uno sfogo»
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Le indagini sono comunque ancora in corso. Anche perché le spiegazioni fornite da De Luca agli inquirenti sono risultate poco convincenti. Perché l’avvocato di origini pugliesi, allora dipendente dell’Asuits (è stato licenziato dopo l’accaduto) ha puntato l’arma conto quella vettura? Si trattava di una Opel posteggiata nell’area di sosta della Costa dei Barbari, un luogo noto come punto di incontro per scambisti e omosessuali. Voleva uccidere, De Luca? Lui si è sempre giustificato sostenendo di aver esploso le pallottole «per sfogo» e che non si era accorto che all’interno dell’abitacolo c’era una persona.

Già, il camionista croato: un sessantenne di Pola che, dopo aver lasciato il tir nella ditta in cui lavora, si era diretto con la propria vettura verso casa. Ma poi – così ha raccontato – si era fermato nel parcheggio perché voleva dormire un po’ prima di continuare il viaggio. Era piena notte, in effetti, e dalle perizie balistiche è stato appurato che quando sono partiti gli spari lo schienale del sedile era abbassato. Una pallottola gli è passata vicina al naso, un’altra a un centimetro dal ventre.

Il sessantenne si è svegliato all’improvviso sotto i colpi di pistola. Ma, tutt’altro che intimorito, si è lanciato in una caccia all’aggressore (che era a bordo di una Passat) seguendolo in auto fino in Campo del Belvedere, sopra la stazione, dove i due si sono fermati e presi a pugni. Un’ipotesi d’indagine (il fascicolo fa capo al pm Chiara De Grassi) è che il legale pugliese (difeso dall’avvocato Astrid Vida) stesse cercando un’altra automobile e che quindi avesse scambiato persona. Una pista che ha preso corpo dopo quanto riferito dal croato: «Quando l’ho preso per il bavero e gli ho chiesto perché mi aveva sparato, lui ha risposto dicendo che aveva sbagliato auto...». Gli inquirenti in questi giorni hanno ottenuto una copia forense dei supporti informatici in uso al quarantatreenne: saranno analizzati contatti, chiamate e chat.

«Anche se c’è stata la sostituzione della misura cautelare con una più lieve abbiamo piena fiducia nell’autorità giudiziaria», afferma l’avvocato Andrea Cavazzini che, con il collega Laren Saina, difende il croato: «La distanza che separa la parte offesa dal De Luca ci fa mantenere una certa forma di serenità. Trieste ora è una città più tranquilla, ma la provincia di Foggia meno». —


 

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