Trieste, polvere e ragnatele, sigilli al panificio sporco
TRIESTE Lo hanno chiuso per troppa sporcizia. Ovvero per polvere e ragnatele. Ma pure per alimenti non protetti e, forse, anche contaminati. Tutta roba che, teoricamente, potrebbe essere stata mangiata dalla gente. Roba che avrebbe potuto far male alla salute.
Per questo motivo - su ordine del giudice per le indagini preliminari Giorgio Nicoli, che ha accolto le richieste del pm Federico Frezza al quale si erano rivolti gli ispettori del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria universitaria integrata - è stato disposto il sequestro preventivo del laboratorio panificio Mauro Sas che si trova al numero 27 di via Maovaz, a Borgo San Sergio.
Si tratta di una struttura artigianale che fornisce numerosi supermercati e rivendite di pane in città e anche a Muggia, ma non ha il banco di vendita al pubblico. Il titolare Andrea Mauro, 41 anni, è difeso dal suo avvocato di fiducia Vanessa Zecchin.
Il sequestro preventivo del panificio di via Maovaz è stato effettuato l’altra mattina dagli ispettori dell’Azienda sanitaria, i quali hanno notificato il provvedimento del giudice e apposto i sigilli sulla porta. Ma bisogna fare un passo indietro per rendersi conto che il titolare era stato “avvisato” già due settimane fa, quando, il 15 giugno, era stato effettuato un primo controllo dopo il quale era stata data all’artigiano la possibilità di rimettere in ordine il locale senza però, nel frattempo, continuare a fare il pane. Ma così non era stato, perché lì dentro nonostante lo stop del Dipartimento di prevenzione si era continuato a lavorare nelle stesse condizioni, e gli ispettori se ne erano resi conto alcuni giorni dopo in un secondo controllo. Ed è a questo punto che è entrato in azione il pm Frezza, che ha chiesto e ottenuto dal gip Nicoli il sequestro di tutta la struttura.
«L’indagato - si legge nel provvedimento del giudice - ha mostrato di avere in spregio la legge e il solo modo per far cessare la permanenza del reato è il sequestro preventivo».
L’accusa nei confronti di Andrea Mauro è quella di aver impiegato nella preparazione del pane macchinari insudiciati, tenuti in locali sporchi, che ovviamente «imbrattavano gli alimenti».
Infatti, durante la prima ispezione del 15 giugno, da parte dei tecnici del Dipartimento di prevenzione (l’ex Ufficio igiene) sono state rilevate «pessime condizioni di pulizia». E in particolare le impastratici e la tondatrice avevano «abbondanti polveri all’interno, impastate da sostanze grasse».
Non solo. Gli ispettori hanno accertato sporcizia pregressa e cioè presente in quel posto da molto e molto tempo e ragnatele in ogni luogo. Inoltre c’erano tavoli e macchinari scrostati e cartoni sporchi e, soprattutto, sono stati trovati alimenti non protetti nei frigoriferi che, in linea teorica, avrebbero potuto contaminare anche gli altri prodotti. Il “menù” è integrato poi da ceste del pane stoccate a terra. Infine gli ispettori dell’Azienda sanitaria hanno trovato le tele anti-insetti sfondate.
Dopo qualche giorno, da quel 15 giugno, è scattato un nuovo controllo. E «l’indagato - così si legge nel documento di sequestro del giudice - non solo non ha ottemperato al provvedimento di chiusura ma neppure ha modificato la situazione igienica del panificio e ha ripreso regolarmente a panificare nelle stesse condizioni di sudiciume che avevano determinato i sanitari a chiudere l’attività». Per farla breve, se n’è infischiato.
E ora, come detto, sono stati apposti i sigilli sulla porta del laboratorio. Stop, chiusi i forni, le impastratrici e gli altri macchinari.
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