Trieste, politica in pressing su Toninelli per far ripartire il tram di Opicina

L’assessore Pizzimenti: «Roma capisca il valore simbolico». De Monte (Pd): «Il ministro ci ignora»

TRIESTE. Mille e non più mille. Le forze politiche triestine e regionali sono concordi nel dire che un migliaio di giorni di stop al tram di Opicina (tanti ne son passati dall’incidente dell’agosto 2016) sono sufficienti. Dal vicesindaco Paolo Polidori all’assessore regionale ai Trasporti Graziano Pizzimenti, passando per l’europarlamentare Isabella De Monte, tutti auspicano da Roma un’accelerazione delle procedure. E c’è chi, come il M5s o il Pd cittadino, sprona il sindaco Roberto Dipiazza a tener fede al programma e a sbloccare la situazione.

La europarlamentare del Partito democratico Isabella De Monte si appella al ministro alle Infrastrutture: «Sul tram di Opicina ho scritto al ministro Danilo Toninelli mesi fa. Nessuna risposta. Evidentemente il simbolo di Trieste, a Roma, non interessa a nessuno». Lo scorso 25 febbraio De Monte aveva inviato una lettera al ministro, chiedendo delucidazioni sulla gestione dell’attività dell’Ustif, l’ente incaricato di dare il via libera. Conclude De Monte: «Al sindaco Dipiazza, che in campagna elettorale diceva che in pochi giorni avrebbe rimesso in azione il tram, così come avrebbe rivoluzionato Porto vecchio, chiuso la Ferriera e dato vita a tanti altri bei progetti del libro dei sogni inviamo nuovamente l’invito a presidiare il terreno, non con le boutade ma con la massima concretezza».

Dal lato opposto della barricata troviamo un leghista, l’assessore regionale alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti, ad augurarsi una svolta in sede ministeriale: «Il tram è rimasto fermo così a lungo per questioni che hanno più a che fare con la burocrazia che con impedimenti effettivi. Da parte nostra diamo tutto il supporto al Comune, che in questa vicenda funge un po’ da capofila, ma speriamo che il ministero capisca il valore anche simbolico della linea, che va ben al di là della sua mera funzione di trasporto pubblico».

Un altro leghista, il vicesindaco Paolo Polidori, aggiunge: «L’obiettivo è ovviamente farlo ripartire quanto prima. In un momento di grande afflusso turistico come quello odierno a Trieste, restare senza il tram è un problema. Proprio in quest’ottica è il caso di pensare a un suo utilizzo in chiave prettamente turistica, magari con un biglietto per residenti e uno per viaggiatori. Anche se dopo questi mille giorni di bus sostitutivi penso che il servizio pubblico non sia più un problema, e si possa pensare a un uso più strettamente turistico della linea».

La consigliera comunale dem Antonella Grim rispolvera invece le ultime tappe della vicenda: «A giugno 2018 ho fatto un’interrogazione sullo stato dei lavori a cui non è mai stata data risposta. A ottobre ci fu una quarta commissione dove saltò fuori la data di primavera 2019 come possibile ripristino. Già allora eravamo dubbiosi: avevamo ragione, visto come sta andando. Il 21 marzo scorso ho chiesto nuove all’assessore Lodi e in quel caso nessuno ha avuto il coraggio di tirar fuori date». Conclude Grim: «Ormai è una storia infinita. Bisogna far capire all’Ustif l’importanza del ripristino anche dal punto di vista turistico. Inutile parlare di ampliamenti in Carso se poi non riusciamo a far partire neanche la linea storica».

Questo invece il punto di vista del consigliere del M5s Paolo Menis: «Dipiazza e l’assessore Lodi avevano promesso la riattivazione del tram entro primavera di quest’anno, è evidente che si tratta di una promessa non mantenuta. Ed è tanto più grave – conclude – perché entrambi sapevano di non poter rispettare questa tempistica». –


 

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