Trieste, pochi bambini vaccinati: due pediatri sotto la lente

Il Dipartimento di prevenzione e l’Ordine dei medici hanno avviato verifiche. Per uno dei professionisti coinvolti spunta anche la questione “ideologica”

TRIESTE. Scoppia un altro caso vaccini. Stavolta nel mirino del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste sono finiti due pediatri triestini, il dottor Paolo De Mottoni e la dottoressa Susanna Centuori: una consistente parte dei bambini assistiti dai due professionisti risulta scoperta anche dalle misure di profilassi obbligatorie per legge. I numeri esatti per cogliere fino in fondo la portata del fenomeno non sono stati resi noti dall’Asuits, che sta ancora svolgendo accertamenti, ma si parla di decine, forse centinaia di bimbi compresi nella fascia 0-6 anni.

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Tommasini-Trieste-Tribunale

Il Dipartimento di prevenzione e l’Ordine dei medici di Trieste stanno verificando il motivo: di mezzo ci sarebbe la contrarietà di una fetta di genitori con cui i due pediatri avrebbero dovuto fare i conti. Ma, per quanto riguarda De Mottoni, avrebbe giocato anche la sua posizione “ideologica” nei confronti della questione, piuttosto nota negli ambienti sanitari triestini.

Alle autorità ora spetta il non facile compito di appurare quanto lo specialista si sia speso, negli ultimi mesi, per informare e motivare le famiglie sulla necessità di vaccinare i figli. De Mottoni mantiene il riserbo: «Sono informazioni che apprendo dalla stampa e personalmente non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale - afferma il pediatra -, per cui in questa fase non ritengo opportuno rilasciare alcuna dichiarazione». La vicenda viene a galla a pochi giorni dal via libera del Consiglio di Stato alla delibera comunale che impone i vaccini per gli iscritti negli asili.

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Trieste è stata la prima città italiana a muoversi in questa direzione. È per effetto dell’intervento normativo del municipio e del clamore suscitato negli ultimi mesi anche a livello nazionale che il Dipartimento sanitario, probabilmente, ha avvicinato la lente di ingrandimento sul comportamento di dottori e famiglie. O forse solo per prassi. Sta di fatto che l’iniziativa della giunta Dipiazza era stata decisa proprio perché nel capoluogo i livelli di copertura per l’antidifterica, l’antitetanica, l’antipoliomielitica e l’antiepatite virale B, erano scesi sotto il livello di sicurezza del 95%, che secondo le autorità sanitarie garantisce il controllo nella diffusione delle malattie.

La mancata vaccinazione dei bambini riguarderebbe proprio queste patologie, per le quali la prevenzione è stabilita per legge e sulla cui validità si sono spesi per primi i pediatri triestini, ma anche malattie come morbillo, rosolia, parotite, pertosse e meningite. È dagli inizi di gennaio che l’Ordine dei medici di Trieste sta analizzando l’accaduto. «In accordo con il Dipartimento di prevenzione, che ha potere ispettivo, avevamo avuto un colloquio con due pediatri di libera scelta - conferma il presidente Claudio Pandullo - perché le loro coperture vaccinali erano di gran lunga inferiori rispetto alla media degli altri venti pediatri che lavorano in provincia di Trieste. Parliamo del 50% in meno». La percentuale sarebbe comunque molto diversificata tra i due professionisti finiti nell’occhio del ciclone.

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L’Ordine dovrà valutare provvedimenti. L’iter, che potrebbe coinvolgere De Mottoni, prevede questi step: convocazione del medico, innanzitutto, e richiesta di una memoria difensiva su quanto imputato. Se la documentazione fornita dal collega non viene ritenuta sufficiente, il presidente riunisce la commissione medica per valutare il caso sotto il profilo deonotologico. In base all’esito, qualora si riscontrassero elementi critici, può scattare l’ammonizione, la censura, la sospensione e la radiazione nelle forme più gravi. Questa la procedura.

«Ma al momento attuale - chiarisce ancora Pandullo - aspettiamo indicazioni dal Dipartimento. Appena avremo i dati in mano risentiremo i due medici. Per quel che ci riguarda il fatto adesso è limitato all’incontro che abbiamo avuto in gennaio con i colleghi coinvolti. Va detto - chiarisce il presidente - che ai pediatri spetta il compito di proporre le vaccinazioni, questo devono fare. E devono valutare che gli iscritti, cioè i bambini assistiti, siano in regola. Può capitare che per varie situazioni, come il rifiuto delle famiglie o semplici dimenticanze, non lo siano. Ma percentuali così basse di copertura ci spingono a capire di più».

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Il direttore generale dell’Asuits, Nicola Delli Quadri, è al corrente dei fatti: «Il Dipartimento di prevenzione fa verifiche periodiche dei tassi vaccinali - osserva - e ha rilevato questa difformità. Se emergono comportamenti ritenuti non consoni si può intervenire fino alla revoca della convenzione con i medici».

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