Trieste, pistola telelaser fuori legge: maximulta cancellata
TRIESTE Si vede appioppare una supermulta e un “taglio” di dieci punti. Ma non si arrende e ingaggia una battaglia legale. Risultato: il motociclista vince, anzi stravince, riottenendo una patente “immacolata” e non pagando un euro. La polizia locale perde, anzi straperde, avendo usato un telelaser taroccato o quantomeno non tarato.
Sul verbale della polizia locale è scritto chiaramente: «L’accertamento è avvenuto con certezza di individuazione» e poi «rilievo effettuato con apparecchiatura Telelaser Ultralyte omologato dal ministero dei Lavori pubblici e delle Infrastrutture di cui l’operatore aveva verificato la perfetta funzionalità». Ma nulla di quanto ufficialmente scritto è vero. Nessuna certezza di individuazione e nessuna omologazione. Così il prefetto ha cancellato la multa di ben 824 euro e restituito i punti della patente.
La vittima di quello che è formalmente un semplice intoppo burocratico amministrativo è un uomo di 29 anni: Christian C. Ha la passione per le moto, anzi le maximoto. Il 10 giugno scorso percorrendo via Flavia in sella alla sua Suzuki Gsr 600 - secondo gli agenti che erano piazzati con la pistola telelaser - è riuscito a raggiungere la velocità di 123 chilometri all’ora. Quasi un emulo di Valentino Rossi. Colpito dal raggio laser il pilota (secondo gli agenti era questa la definizione) è stato subito fermato, non ai box, ma in uno slargo della stessa via Flavia. Il pilota si è tolto il casco e ha spento la moto.
A questo punto i due agenti - implacabili - gli hanno contestato l’infrazione dopo avergli mostrato il numero 123 sul display della pistola dell’apparecchiatura che avrebbe dovuto misurare la velocità. Il motociclista in quel momento, come si evince dal verbale di accertamento che gli è stato contestualmente messo in mano, non ha replicato nulla. Nessuna dichiarazione. Solo stupore. D’altra parte 824 euro e 10 punti persi sono una sorta di pugno allo stomaco.
Il presunto pilota superato poi lo choc è passato alla controffensiva dimostrando - tramite un ricorso al prefetto redatto dall’avvocato Dario Lunder - che «è impossibile che il sottoscritto abbia affrontato alla suddetta velocità (123 km/h, ndr) la via Flavia essendo una misura del tutto spropositata. Pertanto - ha osservato - appare evidente che lo strumento di rilevazione era difettoso o quantomeno mal tarato». Insomma la pistola telelaser - per dirla proprio tutta - era finta. Una sorta di... giocattolo.
Spiega il ricorrente: «Considerato che al mese di luglio gli strumenti in dotazione al Comune di Trieste non risultavano ancora tarati per il mancato reperimento della ditta che vi potesse provvedere, è del tutto pacifico che lo strumento abbia rilevato nel caso in questione una velocità abnorme».
A questo punto il dirigente della prefettura Giuseppe Michele Cocco ha disposto - come è prassi - una serie di accertamenti rivolgendosi anche alla stessa polizia locale. E candidamente gli stessi agenti hanno ammesso che «lo strumento di rilevazione della velocità, usato nella circostanza, non risulta sottoposto a verifiche periodiche di funzionalità e taratura». Insomma, una retromarcia. Da qui la decisione di cancellare la sanzione e restituire i punti della patente al pilota che pilota non è.
Da aggiungere infine, a margine di questa vicenda tutta italiana di incertezza del diritto - e dunque della sanzione per un comportamento che è oggettivamente pericoloso -, che la decisione della prefettura è indirettamente una delle tante conseguenze della sentenza della Cassazione. Questa sentenza di fatto impone che le apparecchiature per effettuare gli accertamenti di eventuali violazioni della velocità debbano essere omologate e tarate regolarmente. E che queste indicazioni vanno specificatamente riportate sul verbale consegnato al presunto trasgressore. E invece sul verbale consegnato a Christian C. non c’era nulla di tutto questo. Non solo: è illeggibile pure il numero di matricola dell’apparecchiatura utilizzata.
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