Trieste, pistola e test psichici per 100 vigili “sceriffi”. Obiettori trasferiti
TRIESTE È ormai pubblica la bozza di delibera di giunta comunale per l’armamento ai vigili: si parte da una base di cento agenti armati, con armerie nella caserma San Sebastiano e la possibilità di portare la pistola a casa. La prospettiva, vi si legge, è di armare tutto il corpo.
Un’idea che ha portato Cgil, Cisl e Uil a proporre un emendamento (approvato dal vicesindaco Pierpaolo Roberti) per consentire agli “obiettori” di farsi trasferire in incarichi amministrativi del Comune. Un fatto che preoccupa la Cgil: «C’è gente che ha iniziato a fare un lavoro decenni fa e ora potrebbe venir costretta ad abbandonarlo».
Partiamo dalla delibera. La ragione principale individuata è «l’intensificarsi a livello mondiale degli episodi di attentati terroristici ai danni della popolazione civile e, anche a livello locale, dell’allarme sociale destato dall’aumento di episodi di criminalità». Si prevede che almeno una volta l’anno si verifichino i requisiti psicofisici degli agenti armati (al venir meno dei quali decade il possesso dell’arma). I turni armati saranno «i servizi di vigilanza, protezione degli immobili di proprietà dell’ente locale e dell’armeria del corpo, quelli notturni e di pronto intervento». Per consentire la copertura dei turni, è previsto un numero base di 100 agenti armati. Ma il testo prosegue: «Compatibilmente con le disponibilità finanziarie, seguirà una seconda fase di armamento di tutto il personale del corpo».
Gli assegnatari dell’arma in via continuativa potranno custodire l’arma a domicilio. Al contempo un’armeria con armadi metallici corazzati sarà istituita nella caserma San Sebastiano. Le armi scelte sono le pistole Glock 17 e 19, le più utilizzate dalle forze di polizia di tutto il mondo.
Gli agenti dovranno essere addestrati al poligono, «salvo i casi precedentemente dichiarati di obiezione di coscienza». Quest’ultimo punto è trattato dall’emendamento proposto da Cgil, Cisl e Uil: prevede che, entro sei mesi dall’approvazione del testo, gli agenti che non desiderano essere armati possano (e debbano in realtà) fare richiesta di trasferimento in funzioni amministrative del Comune, per essere sostituiti da nuovi assunti provenienti dalle graduatorie del prossimo concorso (che pone la disponibilità all’armamento come prerequisito).
Serena Miniussi di Cgil Funzione pubblica è molto critica con la delibera: «Si tratta di uno spot elettorale per la Lega. Si parla di armamento con una faciloneria inquietante, proponendo di armare un corpo fortemente sotto organico già per l’attuale servizio, con un’età media molto alta e un arruolamento e formazione che non lo richiedevano». Prosegue ancora Miniussi: «Abbiamo chiesto di sapere quante volte nell’ultimo anno gli agenti sono ricorsi all’armamento già in dotazione, tonfa e spray anti-aggressione, ma non hanno voluto dircelo. Gli sportelli dei servizi sociali subiscono spesso aggressioni, lì cosa bisognerebbe fare? Mandare l’esercito?»
Conclude la sindacalista: «Il fatto è che tutta la questione delle armi è uno specchietto per le allodole. Il vero obiettivo è ampliare il turno sulle 24 ore e non fino alle 2 com’è ora. E per farlo bisognava per legge introdurre le pistole».
Il vicesindaco Roberti, padre della proposta, assicura che non c’è pericolo per i lavoratori: «La delibera prevede un numero minimo di 100 agenti per garantire la copertura dei turni, ma non saranno mica tutti in servizio contemporaneamente. Inoltre chi non vorrà usare le armi non sarà obbligato a trasferirsi: la prospettiva di armare tutto il corpo è di lunghissimo periodo, parliamo dieci o quindici anni. Nel frattempo ci saranno le nuove assunzioni, che richiedono la disponibilità all’uso delle armi».
Il politico leghista, in lizza per le regionali, ringrazia anzi i sindacati per la collaborazione: «Tutte le loro osservazioni sono state accolte, anche perché erano di buon senso. Quando ci hanno fatto notare che non era opportuno pensare a pattuglie miste, con un agente armato e l’altro no, abbiamo subito accettato l’osservazione».
Conclude Roberti: «Abbiamo condotto tutta la trattativa in modo non ideologico, l’unico interesse è la sicurezza». La spesa stimata al momento è di circa 70 mila euro.
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