Trieste, pignorati divani e sedie del “Dhome”
Due puff color bianco e verde, un divano color oro, un altro rosso, un impianto audio digitale a colonna, nove gruppi luce. E poi sedie, tavoli, casse audio, frigoriferi e sgabelli. Sono solo alcuni dei beni pignorati ieri al disco bar Dhome. Lo scorso 4 febbraio la sentenza del giudice Riccardo Merluzzi aveva stabilito che la società Euromax di Fulvio e Fabio Venturi, che gestisce il locale di via delle Beccherie, doveva alla 3Sixty-Group, che aveva curato il progetto e la realizzazione del Dhome, 436.589 euro. La somma non è stata versata e, trascorso il termine previsto, i legali della 3Sixty, Maurizio Consoli e Giulio Quarantotto, hanno deciso di procedere con un pignoramento presso terzi del conto corrente della Euromax e un pignoramento esecutivo dei beni mobili all’interno della discoteca. Così ieri mattina, poco dopo le 10, l’ufficiale giudiziario munito di titolo esecutivo e di precetto, accompagnato da un fabbro, si è presentato davanti al Dhome. Il locale la sera precedente aveva dato vita a una festa di gran successo con dj Zippo. I beni assoggettati a pignoramento hanno un valore di quasi 7mila euro. Se il debito della Euromax non verrà saldato quei beni verranno messi in vendita dal giudice per recuperare parte del dovuto.
«Questo pignoramento - valuta il legale della Euromax Piero Santi - mi lascia perplesso e decreta l’aggressività della controparte. Euromax si riserva ogni opportuna tutela. Ieri è stato messo a verbale che lunedì prossimo verrà fatto un versamento». A Santi il provvedimento adottato dai legali di 3Sixty risulta «incomprensibile». «Non è mai stata negata la disponibilità a pagare - spiega -. Dopo la sentenza ci sono stati spediti dei conteggi sbagliati. Per evitare impugnazioni della sentenza e chiudere la questione era iniziato un dialogo tra noi avvocati».
Non c’è pace dunque per il locale inaugurato nell’estate del 2014 e messo in difficoltà prima dalle proteste dei residenti della zona e poi dalle controversie giudiziarie legate ai lavori serviti per trasformare un vecchio magazzino di proprietà del Fondo Mascagni in un locale alla moda. I lavori erano iniziati nel 2013. Euromax fino a dicembre 2013 e in più soluzioni aveva versato acconti per 485mila euro totali. Poi le prime incomprensioni riguardo il contenuto del rapporto, sia dal punto di vista tecnico che contrattuale, che hanno trascinato la questione in un’aula del tribunale. Il giudice, dopo aver quantificato in quasi 900mila euro il costo dei lavori per la realizzazione del locale e preso atto di quanto già versato dalla Euromax, ha stabilito che la società dei fratelli Ventura deve alla 3Sixty ancora 316mila euro più Iva e spese di giudizio: in totale 436mila euro. Meno di quanto chiedeva il creditore. «La sentenza è scritta molto bene, il tribunale ha riconosciuto vizi, ritardi nella consegna del locale e i problemi relativi alla capienza. Infatti mentre la 3Sixty chiedeva nella citazione un saldo, al netto dell’Iva, di 747.590 euro, la sentenza lo ha ridotto a 316.872,05 euro», conclude Santi assicurando che il pignoramento non compromette l’operatività del locale.
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