Trieste, piantagione di marijuana in casa: 10 mesi

Condanna senza la condizionale per Fabio Polese, già sotto inchiesta per droga e persecutore dell’avvocato Pironti
Piante di marijuana
Piante di marijuana

TRIESTE Dieci mesi di reclusione, senza la condizionale, e duemila euro di multa. Ancora guai giudiziari per il cinquantenne triestino Fabio Polese. Stavolta arriva una condanna, per droga: per 35 piantine di marijuana coltivate in casa, scoperte dalla Squadra mobile. Il nome del cinquantenne era già emerso nei mesi scorsi durante le indagini sul giro di cocaina che coinvolgeva l’avvocato Paolo Pironti, il protagonista della clamorosa fuga con sparatoria ingaggiata con la Polizia a luglio tra Barcola e la Costiera. Polese, in base alle ricostruzioni, era il persecutore di Pironti, lo minacciava di morte. Nei carteggi giudiziari si legge che l’avvocato era stato intimidito dal cinquantenne in più di un’occasione: «Con te faremo i conti...». In altre conversazioni si parlava di «conoscenze» a cui Polese si sarebbe rivolto per «uccidere» Pironti, per «spaccargli la bocca», «picchiarlo».

I motivi di queste minacce, pubblicate anche sui social, non sono mai stati chiariti fino in fondo. Ma le responsabilità di Polese sono state accertate in Tribunale: recentemente, proprio per questo motivo, ha patteggiato sei mesi di reclusione. Ora l’uomo dovrà scontare appunto altri 10 mesi per la coltivazione di marijuana. La pena è stata inflitta dal gup Luigi Dainotti con il rito abbreviato.

Le piantine erano state trovate dagli agenti della Squadra mobile il 6 ottobre scorso nell’abitazione di Visogliano dove risiede il cinquantenne. Una scoperta quasi casuale: la Mobile era entrata nell’alloggio di Polese per dare esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare disposta dalla Procura di Brescia, che stava coordinando una vasta operazione anti-droga tra Lonato (proprio in provincia di Brescia), Mantova, Trento, Verona. E, appunto, Trieste.

Le cessioni di stupefacente venivano gestite a Lonato con schemi ben precisi. Era un gruppo organizzato, capeggiato da due fratelli marocchini, che se ne occupavano. La “base” si trovava in un circolo privato, che serviva da facciata. Dodici le persone coinvolte in quell’inchiesta, di cui nove marocchini, due albanesi e un italiano: proprio il triestino Polese. Gli inquirenti ritengono che il cinquantenne ricevesse la droga dal gruppo di stranieri del giro bresciano, per poi spacciarla sulla piazza locale. Cocaina e hashish, prevalentemente.

Di qui l’arresto di Polese richiesto dall’autorità giudiziaria bresciana ed eseguito dalla Mobile di Trieste. Ma durante le perquisizioni, nella sua abitazione di Visogliano, gli agenti avevano rinvenuto anche le 35 piantine di marijuana. Ed era scattato pure l’arresto in flagranza per coltivazione ai fini di spaccio.

La piantagione, come rilevato dalla Mobile, disponeva anche di un sistema di illuminazione a luci violette a led e a ventilazione forzata. Erano stati rinvenuti pure un bilancino di precisione e prodotti fertilizzanti. Polese è un ex meccanico e dj per hobby. Nel maggio del 2004 era finito in un’inchiesta su un traffico di cocaina con la Croazia.—


 

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