Trieste, piano da tre milioni per rilanciare Altura
TRIESTE Ricucitura. Riconnessione. Ridisegno. Sono i termini con i quali gli assessori Elena Marchigiani e Andrea Dapretto hanno prospettato il triplice ordine di interventi pensati per ridare smalto ad Altura individuato e scelto come quartiere periferico a rischio degrado su cui concentrare attenzioni urbanistiche e sociali.
Un articolato programma che prevede, se la domanda al ministero delle Infrastrutture andrà a buon fine, una spesa complessiva di 3,2 milioni: fino a 2 milioni potranno essere di provenienza governativa, 800 mila euro a cura della Regione, 254 mila euro stanziati dall’Ater, 160 mila euro a carico dell’Azienda sanitaria. In linea di massima si può dire che i due terzi verranno destinati alle opere pubbliche e un terzo a progetti di carattere sociale. L’impegno si svolgerà nel triennio 2016-18. La risposta ministeriale è attesa entro la primavera del prossimo anno: qualora il riscontro del dicastero guidato da Graziano Delrio fosse positivo, potrà variare in una forbice tra i 200 mila e i 2 milioni di euro. A costruire l’operazione il Comune, l’Ater, l’Azienda per l’assistenza sanitaria (Aas 1). L’amministrazione municipale schiera tre aree per rilanciare Altura: all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici si affiancano le Politiche Sociali, su cui ha competenza l’assessore Laura Famulari.
L’iniziativa è stata illustrata ieri mattina con i tre pubblici amministratori coinvolti e con il direttore dell’Ater, Antonio Ius. Presenti i civici consiglieri Roberto Decarli (Trieste cambia) e Tiziana Cimolino (Pd). L’interesse per l’obiettivo Altura nasce dalla legge di Stabilità 2015, che nel novembre dello scorso anno aveva appostato 400 milioni di euro sulla predisposizione del “Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate”.
Il bando governativo, però, è stato pubblicato solo alla fine di ottobre, a ruota la Regione ha convocato i Comuni, i quali hanno avuto tempi decisamente compressi per allestire domande complesse, in grado di coordinare differenti livelli di esigenze. Questi differenti livelli sono verificabili - ha spiegato Elena Marchigiani - nella stessa proposta che riguarda Altura: si va dal dissesto idrogeologico alla risistemazione delle aree verdi, dai collegamenti alla pubblica illuminazione, fino alle iniziative volte a prevenire forme di marginalizzazione e di degrado sociale.
Altura presenta, sia pure non ancora in maniera acuta, alcuni problemi che derivano dalla sua stessa origine: è un quartiere sorto negli anni ’50 per dare risposta prima al flusso dei profughi istriani, poi all’insediamento dei lavoratori impegnati alla Grandi Motori (oggi Wärtsilä). Tipologia abitativa, conformazione orografica, vicinanza alla tangenziale, posizione decentrata - ha ricordato Dapretto - ne fanno una periferia bisognosa di cure. Cure che il Comune vorrebbe prescrivere con la collaborazione degli abitanti, in una sorta di “laboratorio” aperto sul masterplan messo a punto dall’amministrazione.
Poi si aggiunge il dato anagrafico perchè Altura invecchia: Laura Famulari ha precisato che il rione ha poco meno di 1700 residenti, molti sono ultra-sessantacinquenni, gli under 24 sono meno di 250. Così il Comune ha promosso l’ampliamento del protocollo “Habitat Microaree” alla cosiddetta “zona bersaglio” di Altura contenuta dalle vie Monte Mangart, via del Montasio, via Alpi Giulie, via Monte Peralba.
Consistente il patrimonio immobiliare Ater: Ius ha spiegato che l’azienda gestisce ad Altura qualcosa come 500 alloggi, un numero superiore a quello di molti Comuni della regione. È quindi realistico ritenere che quasi un migliaio dei residenti abiti in case di edilizia convenzionata. Il direttore dell’Ater ha colto l’occasione per ricordare come la richiesta di alloggi permanga a Trieste significativamente elevata con 4mila domande.
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