"Trieste perseguita gli sloveni"

Il ministro per gli sloveni all’estero Boštjan Zekš, invia una lettera al sindaco Roberto Dipiazza rilanciando il pericolo, a Trieste, di una sistematica «intolleranza interetnica» contro «la minoranza slovena e gli sloveni in genere». Il sindaco invita il politico a visitare la città: capirà che è tutto diverso
TRIESTE.
A gennaio, ai più alti livelli diplomatici, si architettavano approcci di «riconciliazione» oltre la storia del Novecento, attorno a un confine politico-ideologico formalmente cancellato dalla nuova Europa allargata a Est. Oggi, da un rappresentante del governo di Lubiana - il ministro per gli sloveni all’estero Boštjan Zekš,
firmatario di una lettera inviata nei giorni scorsi non alla Farnesina ma direttamente al sindaco Roberto Dipiazza - viene invece rilanciato il pericolo, a Trieste, di una sistematica «intolleranza interetnica» contro «la minoranza slovena e gli sloveni in genere».


Sono passati solo tre mesi dalle prove di «riconciliazione» e ora la nostra città si ritrova così al centro di un fastidioso caso diplomatico con la vicina Repubblica. Tre mesi durante i quali si sono messi di traverso due fatti di cronaca. Primo, quello di Corgnale, dove il 28 febbraio una delegazione dell’Unione degli Istriani è stata bloccata davanti alla foiba di Golobivnica da un gruppo di contromanifestanti in divisa titina muniti di un tricolore con la stella rossa in mezzo, scatenando in Italia reazioni sdegnate, dibattiti politici e missive di protesta.


Secondo, le scritte «banditi» e «porci» lasciate con lo spray da ignoti a Basovizza, nella notte tra il 14 e il 15 marzo, sul monumento che ricorda i quattro militanti del Tigr fucilati dai fascisti nel 1930. E dev’essere stato proprio questo episodio a convincere il ministro Zekš a scrivere a Dipiazza una lettera di «preoccupazione» chiedendogli d’intervenire contro i «fatti ingiuriosi» e gli «incidenti» ai danni della minoranza, riscontrabili a suo modo di vedere «quasi ogni giorno» sul territorio triestino. Il sindaco, che a palazzo si dice abbia incassato il colpo tra il sorpreso e lo stizzito, gli ha già replicato nero su bianco (si veda l’articolo sotto, ndr) invitando qui il ministro sloveno «per un confronto sereno e obiettivo con le istituzioni locali, avrà così modo di constatare la realtà dei fatti e il clima di pacifica convivenza presente nella nostra città».


Di qua del confine, stando alle indiscrezioni di queste ore, Zekš dovrebbe comunque arrivare verso metà mese, per una visita in un comune della cintura provinciale. Per il momento, quindi, in attesa di un eventuale stretta di mano in piazzza Unità, fa fede la lettera datata «Lubiana, 26 marzo 2009» e protocollata cinque giorni dopo dal Gabinetto del sindaco dopo la «traduzione di cortesia» da parte delle stesse autorità slovene.


In questo documento, esauriti i convenevoli, il ministro scrive che «nel Comune di Trieste purtroppo succedono ultimamente, nei confronti della minoranza slovena, dei fatti ingiuriosi che non ci lasciano insensibili». «Per effetto di ciò - prosegue Zekš - la nostra preoccupazione non può che aumentare, visto che quasi ogni giorno siamo testimoni di incidenti rivolti contro gli appartenenti alla minoranza slovena e gli sloveni in genere. Questo genere di attacchi si possono interpretare come turbamento sistematico volto a sconvolgere la convivenza nella zona di confine, perciò siamo fortemente preoccupati. È mia profonda convinzione che si deve intervenire contro tali avvenimenti in modo adeguato, poiché il corso dei fatti certamente non volterà verso una direzione positiva da solo. Il mancato intervenire conduce solo alla situazione che gli avvenimenti spiacevoli ci possano completamente sfuggire di mano e si arrivi al punto in cui la convivenza distrutta e il rispetto sprecato non si potranno più rinnovare facilmente». Il ministro ¿ekš, rivolgendosi sempre in prima persona a Dipiazza, conclude «esortandoLa ad opporsi alla pericolosa marcia dei suscitatori di intolleranza interetnica. Il Suo intervento contro tali azioni di odio, che si verificano nel Suo Comune, potrà condurre alla cessazione degli attacchi contro le iscrizioni slovene, i monumenti e altri simboli della presenza slovena nel Comune di Trieste».

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