Trieste, perde 800mila euro nella truffa delle slot
TRIESTE La sua “droga” era il vizio del gioco. La passione smodata per le slot machine. Quando è rimasto a secco di soldi, però, non si è fermato. Al contrario, lasciandosi irretire da chi ha deciso di sfruttare senza scrupoli la sua malattia, è diventato proprietario di una serie di società che gestiscono sale gioco. Risultato: ha perso in breve tempo più di 800mila euro finendo in un giro di usura.
Adesso, però, potrebbe ottenere giustizia: l’imprenditore che ha raggirato il malato di ludopatia, proponendogli l’affare rivelatosi un bidone, è finito nei guai. Si chiama Giulio Mendola, ha 38 anni, ed è stato querelato dall’avvocato Florinda Cimorelli che è l’amministratore di sostegno della vittima. Il gip Luigi Dainotti, accogliendo la richiesta del pm Antonio Miggiani, ha deciso di rinviarlo a giudizio con l’accusa di circonvenzione di incapace. La sua colpa è quella di aver proposto al malato di ludopatia di investire 800mila euro, come si legge nel capo di imputazione, «in un articolato progetto imprenditoriale consistito in una serie di operazioni economiche pregiudizievoli per il suo patrimonio». Una “sola”, in altri termini.
A essere processati altri due “compari”. Il primo è Nicola Granieri, 63 anni, accusato di usura e difeso dall’avvocato Luca Maria Ferrucci. Ha prestato al malato di ludopatia circa 50mila euro. E l’ha fatto, secondo l’accusa, prevedendo una restituzione gravata da un interesse mostruoso: 5.200 euro dopo una settimana e 13mila euro dopo dieci giorni. Il terzo rinviato a giudizio è Aldo Cocolet, 72 anni, accusato di aver emesso fatture false per consentire a Mendola di evadere circa 10mila euro di imposte sui redditi. È assistito dagli avvocati Sandro Contento e Tiziana Benussi. Parte civile l’avvocato Paolo Volli.
La vicenda risale al 2014 quando Mendola - definito nella querela dell’amministratore di sostegno del malato di ludopatia «esperto imprenditore del settore ed attento conoscitore dei clienti delle sue sale» - propone al malcapitato un cosiddetto “progetto imprenditorale”. Lo stesso Mendola, continua la querela, approfitta «della circostanza per cui la vittima era rimasta senza disponibilità per continuare a giocare e della sua irrefrenabile pulsione per presentargli una persona disposta a fargli credito a tassi d’interesse molto alti e per fungere da intermediario con il creditore per estinguere il debito». Una vera e propria trappola, secondo il pm Miggiani, nella quale l’uomo affetto da ludopatia cade in pieno. Mendola riesce infatti a convincere la vittima «ad avventurarsi in un progetto destinato ad acquisire tutte le sue sale gioco per poi rivendere tutto a un fantomatico acquirente che sarebbe stato in attesa di perfezionare l’affare in qualsiasi momento». Il raggiro riesce perfettamente con la vittima che crede di passare dalla condizione di giocatore perdente nelle sale gioco, nelle quali aveva dissipato buona parte del proprio patrimonio, a quella del «banco che vinceva sempre». La realtà, però, si rivela ben diversa: il malcapitato dissipa in pochi mesi la considerevole cifra di 800mila euro. E il presunto acquirente non si materializza: la società G&G project che, secondo il capo di imputazione, avrebbe «dovuto acquisire la gestione delle sale da gioco già gestite da Mendola» e provvedere all’«apertura di nuove sale in vista, appunto, della cessione successiva ed eventuale a terzi delle sale stesse a prezzi più vantaggiosi», non svolge nessuna attività. Nell’affare compare anche l’acquisto a un prezzo sopravvalutato del 50 per cento delle quote sociali di alcune sale di Mendola ovvero la Slot Casinò Garibaldi e la Casinò Atlandide. Risultano infine prestiti a fondo perduto per quasi 400mila euro a favore delle stesse società proprietarie delle sale giochi.
L’udienza collegiale, dove Mendola sarà difeso dall’avvocato Giovanni Borgna, è stata fissata per il prossimo 4 ottobre.
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