Trieste, per i senzatetto in stazione si apre uno “Help center”

Accordo del Comune con le Ferrovie che cedono in comodato una palazzina. I volontari daranno indicazioni e indirizzi. Polemica sui “buttafuori” in ospedale
Di Gabriella Ziani
Silvano Trieste 17/11/08 Clochard
Silvano Trieste 17/11/08 Clochard

Si chiamerà “Help center”, sarà il nuovo punto di raccolta e “smistamento” delle persone senza tetto, che una volta circolavano per la stazione centrale, e lì si mettevano a dormire al riparo. È una palazzina proprio della stazione, con ingresso su viale Miramare, il Comune ha impiegato un anno intero di trattative per farsela dare in comodato dalle Ferrovie. Che da Roma hanno mandato emissari, i quali hanno fatto indagini sulla realtà del territorio e statistiche, «e alla fine si sono complimentati con noi» dice l’assessore alle Politiche sociali Laura Famulari.

Lo scorso anno i senza fissa dimora “contati” erano stati 570, ora la stazione chiude per non diventare dormitorio, e si è chiuso anche l’ospedale di Cattinara che ha esordito coi vigilantes “anti-barboni”. Si danno continuamente da fare la Comunità di San Martino al Campo (col dormitorio di via Udine), la Comunità di Sant’Egidio, la Caritas e il Comune stesso che annuncia di voler aumentare anche la propria ricettività.

“Help center” sarà il luogo dove accogliere, consigliare, indirizzare. Ma intanto un cittadino protesta indignato perché l’Azienda ospedaliera ha ingaggiato i “buttafuori” armati per la notte: «Uno deve arrivare ad ammalarsi - scrive - per poter accedere a un minimo di dignità? Potevano essere cercate altre soluzioni, questa mi fa semplicemente ribrezzo. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Si cacciano gli “homeless” dal caldo per farli uscire nel freddo, magari di sera con quel bel venticello che spira nella zona delle Torri dei Venti. La cacciata dei senza casa da Cattinara - prosegue la lettera - è un classico modo di agire all’italiana, dove le soluzioni si trovano sempre con le proibizioni. Se poi al freddo queste persone si ammalano, l’ospedale è pronto invece a ricoverarle, curarle, nutrirle». Si suggerisce la costruzione di semi-prefabbricati, con riscaldamento a pannelli solari.

«Ma non è così - risponde il direttore sanitario Luca Mascaretti -, i barboni non verranno buttati fuori, ma invitati ad allontanarsi, a capire che quello non è il posto in cui possono dormire di notte. È per l’ospedale un fatto di sicurezza». Mascaretti racconta che nei mesi scorsi assieme al direttore generale Francesco Cobello ha fatto un giro nelle torri dopo le 22. «Abbiamo trovato una ventina di persone, alla piastra del quinto piano ma anche nei pressi del bar (chiuso di notte) e del giardino d’inverno. E c’erano mozziconi di sigaretta. Se scoppia un incendio? Abbiamo fatto poi un sopralluogo con la Comunità di San Martino al Campo, i volontari hanno incontrato anche persone che già conoscevano. Non tutti i senzatetto vogliono trovare quel tetto, molti rifiutano una struttura. Non vogliono essere conosciuti, catalogati... Noi restiamo in contatto con i volontari di don Vatta e con il Comune, ma non possiamo trasformare Cattinara nell’”Ospitale” dell’800....».

«Abbiamo parlato molte volte con l’ospedale - conferma Famulari - e teniamo il coordinamento con tutte le associazioni e gli enti che si occupano del problema “homeless”, anche le “unità di strada” che sorvegliano soprattutto la stagione fredda. Il lavoro muta e si amplifica costantemente. Adesso faremo qualche piccolo lavoro alla palazzina della stazione, per la quale appena tre giorni fa abbiamo firmato la convenzione con le Ferrovie. La struttura sarà aperta per fasce orarie e gestita in coordinamento con una cooperativa».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo