Trieste: pedone morto, la donna indagata per non aver soccorso il marito

L'anziana che ha investito il clochard in viale Miramare accusata di duplice omissione: ignorato anche il coniuge ferito
La Vespa a terra dopo l’incidente in viale Miramare (foto Silvano)
La Vespa a terra dopo l’incidente in viale Miramare (foto Silvano)

TRIESTE Non ha soccorso il pedone che aveva appena travolto. Ma nemmeno il marito che si trovava a terra. Ferito. C.S., la donna di 81 anni fuggita dopo aver investito mercoledì sera in viale Miramare un clochard di 60 anni, Giuseppe Miceli, morto all’ospedale di Cattinara, si ritrova a dover rispondere dell’accusa di una duplice omissione di soccorso: quella del pedone ma anche quella del coniuge rovinato sull’asfalto con la sua Vespa, dopo aver colpito per prima Miceli, mentre stava attraversando la strada.

Sono stati gli investigatori della polizia locale a formalizzare le contestazioni durante l’interrogatorio dell’anziana che, assistita dell’avvocato William Crivellari, si è costituita dopo aver appreso dal giornale che gli agenti la stavano cercando. Almeno secondo il suo racconto.

Ma il mancato soccorso al marito non è l’unico aspetto singolare della tragedia. L.C., pure lui di 81 anni, si ritrova infatti accusato in concorso con la moglie di omicidio colposo. È stato infatti proprio l’anziano, assistito dall’avvocato Andrea Frassini, a investire per primo il pedone con la sua Vespa. Poi è sopraggiunta la consorte che, alla guida di una Peugeot 106 bianca che ora si trova sotto sequestro, stava seguendo a pochi metri il marito e ha a sua volta colpito lo sfortunato sessantenne.

Gli investigatori, pertanto, sono chiamati ora a chiarire con precisione le responsabilità nel doppio investimento della moglie e del marito: responsabilità che, al momento, si accavallano e si sovrappongono. Proprio per far luce sulla vicenda il pm Massimo De Bortoli ha anche disposto il sequestro del telefono cellulare della donna e di alcuni testimoni arrivati sul luogo dell’incidente. Le indagini, comunque, ruotano sulla ricostruzione non tanto del primo incidente quanto di ciò che è accaduto successivamente.

Nell’interrogatorio davanti agli agenti della polizia municipale C.S. ha sostenuto di non essersi resa conto del primo incidente e di non aver visto il clochard steso a terra finendo per travolgerlo. Ha aggiunto di essersi fermata qualche metro dopo mentre i primi passanti accorrevano sul luogo della tragedia.

La donna ha spiegato di essersi rimessa in macchina solo dopo aver chiesto se qualcuno dei presenti aveva chiamato il 118. Ma non basta: l’anziana ha raccontato che, poco dopo, anziché andarsene a casa, è ritornata sui suoi passi. E l’ha fatto in quanto ha ricevuto la telefonata di un familiare che l’avvisava dell’incidente accaduto al marito.

Una situazione, almeno all’apparenza, surreale. Mentre gli agenti giunti sul posto per i rilievi stavano cercando l’automobile dell’investitrice, la diretta interessata alla guida della sua Pegeout dal tettuccio e dagli specchietti neri ha seguito l’ambulanza del 118 all’ospedale di Cattinara dove, come nel frattempo aveva saputo, si trovava il marito ferito. Negli stessi istanti un’altra ambulanza trasportava allo stesso ospedale, in gravissime condizioni, il pedone poi identificato per Giuseppe Miceli.

Nelle prossime ore, di sicuro, il pm De Bortoli disporrà l’autopsia. Quesito dell’accertamento tecnico non ripetibile - e dunque utilizzabile senza contraddittorio nelle varie fasi processuali - sono le cause della morte di Miceli ma anche il nesso causale tra i due investimenti: quello della Vespa e quello successivo da parte della Peugeot. Da quanto appreso sarà anche disposta una consulenza tecnica relativa alla dinamica dell’incidente stesso. Per questo motivo sotto sequestro, con la Peugeot, è finita anche la Vespa.

Riproduzione riservata © Il Piccolo