Trieste, pediatra malata di Tbc: partono le cause

Prima richiesta di risarcimento danni avanzata dai genitori di una piccola di quattro anni sottoposta a tre vaccinazioni
Mamme e papà con bambini piccoli in un centro per le vaccinazioni (foto Bruni)
Mamme e papà con bambini piccoli in un centro per le vaccinazioni (foto Bruni)

TRIESTE Dopo gli esposti firmati da politici e associazione di consumatori, arrivano ora le prime cause civili da parte delle famiglie di bambini venuti a contatto con la pediatra malata di Tbc.

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Un centro vaccinazioni dell'azienda sanitaria a Trieste (Foto di Francesco Bruni)

I primi a scegliere di portare il caso in tribunale sono stati i genitori di una bimba di 4 anni, che ieri hanno «messo in mora» l’Azienda sanitaria universitaria integrata, l’hanno cioè formalmente avvisata della volontà di far partire la richiesta di risarcimento per i danni subiti.

A scrivere la raccomandata «in nome e per conto» del padre della bambina (che è figlia unica) è stato l’avvocato Fulvio Vida. «Il mio assistito - si legge nell’atto - mi espone che la figlioletta è stata sottoposta alle vaccinazioni di legge nei seguenti giorni: 3 maggio 2016 difterite tetano e pertosse; 2 agosto 2016 morbillo parotite rosolia; 30 agosto 2016 antimeningococco».

A somministrare il vaccino, ha poi appreso il genitore, è stata proprio la pediatra risultata poi malata di Tbc. Non a caso, viene ricordato nell’atto, «al momento della vaccininazione del 3 maggio, il medico si manteneva dietro al tavolo, giustificando tale atteggiamento con il fatto che “era affetta da febbre”». Rileva in proposito l’avvocato Vida: «Non commento allo stato tale stupefacente comportamento».

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Il direttore generale dell'Azienda sanitaria, Delli Quadri, con alcuni suoi collaboratori e medici durante la conferenza stampa (foto Silvano)

Il testo firmato dall’avvocato entra poi più nello specifico. «Nella dannata ipotesi di riscontro dell’esistenza di contagio, si renderanno necessarie indagini diagnostiche sulla moltitudine di minori interessati e che i medesimi dovranno essere sottoposti a precise e non irrilevanti terapie, sia a scopo precauzionale che terapeutico». Infine l’annuncio dell’azione legale nei confronti dell’Azienda sanitaria.

Azione che, fa capire lo stesso legale, potrebbe in un determinato momento diventare anche collettiva. Insomma un brutto guaio anche sul piano finanziario per l’Asui. Perché - teoricamente - il danno subito da ogni piccolo paziente vaccinato dalla pediatra malata di Tbc potrebbe essere di due tipi: quello di tipo psicologico e quello biologico, causato dalla somministrazione delle terapie dopo la diffusione dell’allarme.

Non è da escludere quindi la possibilità che ogni “vittima” della vicenda possa chiedere, e magari ottenere, risarcimenti di svariate decine di migliaia di euro. E se si pensa che i casi trattati dalla dottoressa malata sono stati più di 3500, si fa presto a fare un conto.

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Genitori al Burlo in cerca di notizie (foto Bruni)

Intanto nei prossimi giorni approderanno in Procura due esposti: quello del capogruppo della Lega Massimiliano Fedriga che, oltre a un’interrogazione parlamentare, sta preparando il ricorso alla magistratura per fare chiarezza su come le autorità sanitarie hanno gestito la vicenda.

E quello firmato da Federconsumatori, che ha già raccolto centinaia di segnalazioni e proteste da parte delle famiglie dei bimbi sottoposti ai controlli e alla profilassi anti-Tbc. L’associazione stessa non esclude la possibilità di ottenere risarcimenti per i genitori coinvolti.

Tradotto: danni morali per l'allarmismo che si è diffuso a Trieste dopo quanto avvenuto, per il disagio arrecato agli interessati e per eventuali conseguenze per la salute dei bimbi, qualora i test portassero a galla contagio.

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