Trieste, (parzialmente) spiegato il giallo vaccini: spunta l'indagine per danni

Il procuratore capo Mastelloni sul caso della telefonata dalla questura: «Indagini su possibili reati contro l’Azienda sanitaria». Non c'entra dunque la libera determinazione dei cittadini di essere o meno vaccinati
Silvano Trieste 18/02/2014 Carlo Mastelloni, Procura di Trieste
Silvano Trieste 18/02/2014 Carlo Mastelloni, Procura di Trieste

Vaccinisti e anti-vaccinisti possono per il momento deporre le armi. Le indagini in corso da parte degli organi di polizia, venute a galla in seguito alla denuncia pubblica di una signora sessantaseienne, S.K. le sue iniziali, «non riguardano in alcun modo la libera determinazione dei cittadini di essere o meno vaccinati» e sono scaturite in seguito a una segnalazione che è stata fatta dal Dipartimento di prevenzione dell’Asuits, l’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste.

Il chiarimento è arrivato nella giornata di ieri attraverso una nota della Procura della Repubblica che è stata firmata direttamente dal procuratore capo Carlo Mastelloni, in seguito alla pubblicazione sul Piccolo delle dichiarazioni di S.K. e del fatto che la questura di Trieste starebbe contattando telefonicamente diversi cittadini al fine di ottenere delle informazioni in merito al loro stato vaccinale.

«Una agente di polizia - ha raccontato la donna - mi ha chiesto di presentarmi alla Squadra mobile per comunicare il motivo del mio rifiuto a sottopormi a una vaccinazione antinfluenzale». Alla prima telefonata ne ha fatto seguito un’altra, con la quale la polizia avrebbe insistito sull’opportunità della presenza della signora nei locali della questura. La richiesta, inusuale nella modalità e nei contenuti, ha insospettito S.K. che, verificata la veridicità della chiamata, pervenuta in effetti dal centralino unico di prefettura e questura, ha segnalato la questione al Piccolo e alla stessa Azienda sanitaria, la quale si è affrettata a chiarire di non saperne nulla, «di non aver fatto partire alcuna richiesta» relativa a quanto rappresentato dalla donna e di «aver dato informazione all’autorità competente».

I contorni della vicenda, a distanza di ventiquattro ore, appaiono un po’ meno confusi, anche se il giallo è ancora lontano da una soluzione.

La nota del procuratore Mastelloni, infatti, è servita a fare un po’ di chiarezza. La questione vaccini è finita in secondo piano, con buona pace delle diverse fazioni, favorevoli e contrarie a questo tipo di profilassi, che stavano già affilando le armi per scendere in campo e darsele di santa ragione, mentre in qualche modo è stata sconfessata la tesi che vedeva l’Asuits all’oscuro di tutto. È proprio Mastelloni a chiarirlo, scrivendo che «sono attualmente in corso indagini originate da una segnalazione del Dipartimento di prevenzione dell’Asuits (quello diretto dal dottor Valentino Patussi, ndr) in merito alla possibile ricorrenza di reati contro la pubblica amministrazione e di falso».

Una spiegazione su quali possano essere nello specifico questi reati non trova spazio nella nota, che però rileva come «gli accertamenti delegati alla Squadra mobile di Trieste sono volti a verificare la ricorrenza di profili di danno economico ai danni dell’Azienda sanitaria e non riguardano in alcun modo la libera determinazione dei cittadini di essere o meno vaccinati».

Il giallo si è dunque sbiadito, ma non del tutto. Restano ancora molti i punti di domanda e la ridda delle ipotesi è appena incominciata. Quale danno economico può avere subìto l’Azienda sanitaria e in che modo questo danno può essere connesso a una mancata vaccinazione antinfluenzale? La risposta non arriverà, almeno non nell’immediato, dai vertici dell’Asuits. Dopo un breve valzer composto a suon di «non ne sappiamo niente» e di «no comment», è intervenuto il direttore generale Nicola Delli Quadri, il quale si è limitato ad ammettere che «l’iniziativa è partita dal Dipartimento, che ha ritenuto di fare una segnalazione alla Procura».

«Non ho nulla da aggiungere di fronte a un comunicato della Procura della Repubblica - le parole di Delli Quadri -, è una questione di rispetto istituzionale».

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