Trieste, palazzina esplosa, in quattro a giudizio

TRIESTE Nessun tappo era stato fissato all’estremità della conduttura, il tubo del gas era libero: non era stato collegato ad alcuna apparecchiatura della cucina. Così è bastato girare la manopola per riempire la stanza di gas. E all’improvviso la casa di via Baiamonti 71 è esplosa come per effetto di una devastante bomba.
Tutto questo era accaduto il 20 febbraio 2015. Ieri il giudice Guido Patriarchi ha deciso che i presunti responsabili diretti e indiretti dello scoppio e del crollo della palazzina a causa del quale è morto Aldo Flego e sono rimaste ferite gravemente tre persone tra cui Marcella, la sorella di Flego, poi deceduta dopo cinque mesi in ospedale, saranno giudicati con rito abbreviato e ha fissato l’udienza per il prossimo 14 luglio.
Gli imputati sono accusati di omicidio colposo e disastro. Fra questi c’è Davide Mozina, 36 anni, dipendente della ditta Astec Srl in subappalto dalla Installo Srl, che quel giorno aveva effettuato le operazioni preliminari e che avrebbe dovuto poi ultimare l’installazione del piano cottura collegandolo alla rete del gas, dell’acqua e dell’elettricità. Ma il pm Montrone, il magistrato titolare delle indagini, ha ritenuto altrettanto responsabile dello scoppio e del crollo di via Baiamonti anche il capo tecnico della medesima ditta. Si chiama Dario Visintin, 52 anni. La sua azienda - questo è emerso dalle indagini - non possedeva l’abilitazione a effettuare quel particolare tipo di intervento.
E ancora indirettamente, ma comunque di fatto, sono ritenuti responsabili di quanto accaduto anche il presidente della Astec e quello della Installo, le due ditte che avevano effettuato i lavori. Si chiamano Giovanni Zoccarato, 71 anni, ed Enrico Rubiero, 46 anni.
Presenti in aula i difensori degli imputati: gli avvocati Gianluca Brizzi, Alessandro De Mitri, Paolo Pacileo, Michele Casetta e Andrea Gritti. E anche le numerose parti civili con, tra gli altri, gli avvocati Carmine Pullano, Marta Silano, Micaela Capraro, Antonio Santoro, Mersedes Giuseppin, Antonella Stella e Domenico Lobuono. Assistono gli eredi di Marcella Flego, i proprietari degli altri appartamenti vicini a quello esploso, la fioraia il cui negozio è andato distrutto e infine due automobilisti che avevano posteggiato proprio lì. Il giudice ha accolto la richiesta di costituzione ma prima della fine dell’udienza, tutti, tranne l’avvocato Santoro, hanno rinunciato rimandando la questione al tribunale civile.
L’inchiesta si è basata sostanzialmente sulle risultanze della consulenza tecnica affidata all’ingegner Giuseppe Giannace e al perito Andrea Disnan. Si legge: «La presenza del metano nell’appartamento e la successiva esplosione sono da ascriversi con ragionevole certezza alla circostanza che una parte dell’impianto interno del gas non risultava essere collegata a nessun apparecchio e senza che fossero state adottate le cautele previste dalla normativa».
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