Trieste, operativo in città il primo ente per le adozioni internazionali

È la onlus nazionale Aiau. Nuova sede in piazza Goldoni: «Abbiamo recepito un bisogno sentito da molte famiglie»

TRIESTE Apre a in città il primo ente autorizzato allo svolgimento di procedure di adozione internazionale, dove vengono fornite informazioni alle famiglie che desiderano accogliere un bimbo e dove vengono avviati tutti i servizi previsti dalla legge in materia. Diminuisce intanto il numero di minori adottati e di genitori che intraprendono l’iter previsto, un crollo percepito in Friuli Venezia Giulia, come in tutta Italia e in altri Paesi. Ma le domande ci sono e continuano.

L’ente, da poco a Trieste con un ufficio in piazza Goldoni 10, è Aiau onlus, presieduto a livello nazionale da Tommaso Nencini, e la cui referente per il Triveneto è Sujem Benedetto. «Qui una sede mancava e molti genitori dovevano spostarsi in altre città o in altre regioni – spiega subito Sujem, a sua volta mamma adottiva – quindi abbiamo recepito un bisogno sentito da molte famiglie. Da parte nostra in primis c’è grande attenzione naturalmente alla persona, il bambino è al centro di tutto e sono i suoi bisogni i più importanti, ma va anche considerata la coppia che ha un progetto di vita e che molte volte approda all’ente dopo anni di fecondazione assistita o comunque di iter non facili. Bisogna garantire un’assistenza e un aiuto concreto e attento. La nostra sede non sarà solo informativa, ma al suo interno si svolgeranno tutte le attività previste dalla normativa».

Le adozioni sono normate attraverso la legge 184 del 4 maggio 1983 e dalla legge 149 del 28 marzo 2001. La Regione Fvg ha recepito le direttive a livello locale, con l’emanazione della legge regionale 6 del 31 marzo 2006 e della legge regionale 11 del 7 luglio 2006, per il sostegno, anche economico, alle famiglie che intendono adottare. Il primo protocollo per l’adozione internazionale è stato siglato nel 2011. Nel corso del 2016 è stato avviato un tavolo di lavoro, coordinato dalla Regione, a cui hanno aderito le Aziende per l’Assistenza sanitaria e in particolare i Consultori familiari, gli enti autorizzati, il Tribunale per i Minorenni con competenza territoriale fino al Veneto Orientale e l’Ufficio scolastico regionale del Fvg, con l’obiettivo di procedere alla revisione del protocollo e alla definizione delle “Linee Guida per l’adozione nazionale e internazionale”. Il nuovo protocollo è stato approvato dalla scorsa giunta regionale e sarà sottoscritto a breve da tutti i partecipanti. Avrà durata quinquennale e vedrà attivo anche un tavolo di lavoro permanente, coordinato dalla Regione.

Le linee guida delineano le diverse fasi del processo adottivo, definendo compiti e responsabilità degli attori coinvolti, l’informazione e la formazione, l’iter adottivo per la presentazione della domanda al tribunale, la valutazione e lo studio di coppia, l’emanazione del decreto di idoneità all’adozione internazionale, il conferimento dell’incarico all’ente autorizzato nell’adozione internazionale e il relativo tempo dell’attesa, la fase dell’abbinamento, dell’adozione e in ultimo il post adozione.

A fornire i dati degli ultimi anni per la provincia di Trieste è Chiara Tunini, della direzione centrale “Salute, Politiche Sociali e Disabilità” della Regione, area minori. Nel 2012 i bambini adottati sono stati 18, a fronte di 28 genitori che hanno effettuato la richiesta, nel 2013 sono scesi a 16, su 24, nel 2014 13 su 27, nel 2015 14 su 27 e nel 2016 sono stati 15 su 15. Nel tempo si assiste quindi a un calo delle domande da parte delle famiglie, con un picco in negativo soprattutto nell’ultimo anno rilevato. «Ma è una andamento che si registra anche a livello regionale, nazionale e internazionale – precisa Tunini –. I motivi possono essere tanti, credo che uno dei fattori che incidono di più sia sicuramente quello economico, la crisi generale ha sicuramente contribuito».

A inquadrare la situazione anche Massimiliano Rucireta, avvocato dell’Aiau onlus. «Certo, si assiste a una diminuzione di adozioni a livello mondiale, ma le richieste sussistono ancora. E l’apertura di una sede a Trieste, in un’area carente di enti autorizzati, di sicuro è un elemento positivo. Consentirà alle coppie della città e del Friuli Venezia Giulia di evitare di fare chilometri per trovare una realtà in altre regioni dove gli enti spesso sono in numero maggiore. La nuova sede quindi è sicuramente una novità che arricchisce tutto il territorio». –


 

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